venerdì, Dicembre 27, 2024

Elton John al Lucca Summer Festival: Mezzo secolo di musica, l’addio sotto le mura storiche di Lucca

Il mago di Oz lascia la sua Oz, dopo aver reso un fedele servizio a tutti i giovani di cuore, è trascorso quasi mezzo secolo, ma tutti continueranno ad amarlo. Ecco cosa è successo ieri sera quando Elton John si è seduto al pianoforte, ha lasciato che il primo accordo di Bennie and the Jets restasse sospeso in aria per un momento mentre una standing ovation selvaggia si sollevava dal pubblico.

La sua vita è stata definita dall’eccesso, troppo alcool, troppa cocaina, troppo amore, quindi non poteva che concludersi così la sua stravagante storia, con un tour lungo tre anni e circa trecento date in tutto il mondo. Ma nessuno potrebbe mai rimproverarlo per questo lungo addio, dato che già ci manca.
Fluttuando sul palco in un look tipicamente discreto, un frac disseminato di strass e grandi occhiali brillanti Elton John ha dimostrato di essere ancora un pianista stupefacente, uno dei migliori nella storia del rock.

Lo spettacolo si trasforma in una retrospettiva, in un viaggio splendidamente orchestrato accompagnato dal montaggio video di artisti come David LaChapelle e il grafico e illustratore Alan Aldridge. Prima di attaccare Border Song confida «gli anni ’70 erano solo un minuto fa», mentre si muove senza interruzioni verso la canzone successiva, Tiny Dancer, fermandosi a stento a respirare mentre sullo schermo gigantesco alle sue spalle scorrono immagini di donne in viaggio che ricordano i colori e gli scenari amati da Edward Hopper.
Dopo ogni singola canzone Elton si alza e si inchina di fronte a quelle venticinquemila persone grate, prendendo parte a una catarsi collettiva, il suo gesto ogni volta sembra scaturire da una sincera gratitudine più che da un sano egocentrismo, c’è una gentilezza nel suo linguaggio e nei suoi movimenti che emana un calore insolito.

Indian Sunset diventa un dono meraviglioso a Ray Cooper, fidato percussionista da quarantacinque anni, che dimostra tutto il suo talento e per un attimo con il suono marziale dei suoi tamburi ruba la scena a Elton John, rendendo ancora più sconvolgenti le parole di questo racconto su i nativi americani.
Rocket Man diventa la vetrina di John Jorgensen che chiude il pezzo con un assolo, la chitarra decisamente kitsch a doppio collo e glitterata è un dettaglio meraviglioso perfettamente in sintonia con il video psichedelico di una piccola astronave che sfreccia attraverso l’universo.

Non sono solo la voce, il suono della band e del pianoforte a irrompere in questo enorme giardino a ridosso delle mura storiche di Lucca ma anche l’aspetto visual, Someone Saved My Life Tonight diventa un cartone animato, Elton John in video resta letteralmente intrappolato in un flipper, e questa esplosione di colore incarna perfettamente il caos scoppiato nella sua vita una volta diventato una rockstar.

Candle In The Wind è un omaggio a Marilyn Monroe nel montaggio fatto da LaChapelle dell’ultimo servizio fotografico dell’attrice con Bert Stern, mentre i cazzotti imperversano in Saturday Night’s Alright for Fighting, in diverse sequenze di celebri film, partendo da Indiana Jones fino a arrivare a Kingsman – Il Cerchio d’oro.

Your Song è la storia, è l’incarnazione di tutto il nostro sentimento, anima e corpo, verso Elton, che imperversa sugli schermi in una serie di scatti che ci ricordano il passato, il motivo vero per cui l’abbiamo amato e per cui siamo qui insieme a celebrarlo. La sua vita passa davanti ai nostri occhi mentre noi ripercorriamo la nostra insieme a lui.
Non poteva che finire così, con lui che di spalle, finalmente in tuta, si immerge nella copertina di Goodbye Yellowbrick Road. Oz se n’è andato.

Francesca Fazioli
Francesca Fazioli
Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. Dopo una tesi sul teatro, sul cinema mai discussa e sull'ascolto per la conclusione del Master ho capito che la curiosità è diventata confusione. Adoro i concerti, la Signora del Venerdì e i libri di Jonathan Franzen.

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