Se si è mossa Medials Live, una delle agenzie e delle organizzazioni concerti più longeve (attiva dal 1989) e con eventi legati ai nomi di Sting, U2, Miriam Makeba, Paul Simon, una ragione c’è
Il Coro dell’Armata Rossa è senza ombra di dubbio uno dei più famosi al mondo e lo scorso anno per la data di Trieste, sono state allestite tre repliche, tutte quante sold out.
Il nuovo tour Italiano approda nella bella cornice del nuovo teatro dell’Opera di Firenze stasera 7 novembre, con biglietti (posti numerati) da 25 a 55 euro e lo fa sotto il segno di una spettacolarità annunciata che unisce ai canti della tradizione russa uno spiccato senso coreografico, oltre all’attenzione per la musica corale a tutto tondo.
In termini musicali, chi ha maggiore familiarità con il folklore ebraico e israeliano, riconoscerà molti elementi comuni, frutto della cosidetta seconda Aliyah, quella più significativa in termini numerici, che tra il 1904 e il 1914 spinse più di 40.000 ebrei a spostarsi dalla Russia, dalla Polonia e dallo Yemen, verso la Palestina, a causa del crescente antisemitismo che stava crescendo nella grande madre Russia.
Alcune delle canzoni folkloriche Israeliane sono melodie russe con testi ebraici e in questo senso maggiormente riconoscibili per un pubblico che ha assimilato superficialmente suoni e musica di una tradizione stratificata.
Il coro esegue dal vivo dei veri e propri evergreen come “Katyusha” e “Kalinka” sostenuti da una coordinazione coreografica eccellente che assume un valore ottico e cromatico: i colori vivaci e gli stili dei costumi assegnati ai danzatori contrasta con il verde delle uniformi militari, mentre il contrasto tra rigore militare e libertà del movimento viene restituito dal classico Kazačok, il ballo dei cosacchi a braccia conserte, se si vuole (azzardiamo) quasi un precursore della break dance e noto dalle nostre parti grazie ad una canzone del 1969 adattata da Ciotti / Guardabassi per Dori Ghezzi e presentata al cantagiro dello stesso anno con il titolo traslitterato di Casatschok.
La formazione che si esibirà stasera a Firenze lo ha fatto in oltre 7.000 spettacoli, in lingue diverse e raccogliendo nell’insieme un pubblico che supera i 20 milioni di spettatori. A dirigere il coro il generale Viktor Eliseev, che tiene le redini di una formazione costituita da 260 elementi grazie ad una disciplina ferrea. Tra arte e vita militare, Eliseev coordina con una serie di aiutanti le singole discipline dell’ensamble.
Il repertorio che Eliseev dirige è legato certamente alla grande tradizione della musica popolare russa in linea con la storia del coro a partire dalla sua fondazione nel 1939, ma si allarga anche alle arie d’Opera con un repertorio che talvolta include il “Nessun dorma” fino a spingersi nei territori della rilettura in chiave corale di alcuni classici pop contemporanei come “Get Lucky” dei Daft Punk.
Insomma, la patria è sempre la patria, ma in un concerto del Coro dell’Armata Rossa si possono ascoltare arie di Bizet, Rossini e Verdi fino a Hey Jude dei Beatles.
Il coro dell’armata Rossa, Get Lucky (Daft Punk cover)