mercoledì, Novembre 20, 2024

Toto al Lucca Summer Festival: un successo strepitoso. Il report del concerto

È un inizio elettrizzante. Quando i Toto fanno il loro ingresso sul palcoscenico del Lucca Summer Festival la piazza è inondata da una fitta trama di incessante virtuosismo, nessun brano si completa senza un lungo assolo di chitarra, di percussioni, le note del piano e del synth, o preferibilmente di tutte e quattro insieme.

La band celebra quattro decadi di musica, una sofisticata concatenazione narrativa tra le diverse canzoni costruisce storie ricche di suggestione. Chi ascolta si trova proiettato avanti e indietro nel tempo in dimensioni ugualmente meravigliose, ogni scenario trova il suo sviluppo nel successivo fino all’arrivo di quella “that song”, come la definisce Steve Lukather, degna conclusione che dà senso all’intero set.
Hold The Line e Rosanna trascinano il pubblico, la purezza e la densità del suono scatenato da questi otto musicisti è implacabile, il sassofonista risale la corrente raggiungendo il tastierista con cui si muove all’unisono trasportato dal ritmo. Lo spettacolo si dirama in più direzioni, infatti la band porta alcune sedie che appoggia sul proscenio, come se cercasse di limitare lo spazio, sembra di assistere a una jam in salotto quando cominciano a raccontarsi. Georgy Porgy è stata la prima canzone che un giovane diciannovenne Lukather abbia mai cantato. Il tastierista e membro originale Steve Porcaro ha inventato il testo di Human Nature, reso famoso dal Michael Jackson, quando sua figlia tornò da scuola dopo una brutta giornata in cui era stata derisa da un compagno, quando i Toto stavano incidendo il loro quarto album. E Stop Loving You invece fu il singolo che nel 1988 diventò numero uno nelle classifiche europee.

Una specie di interludio, di intermezzo prima di gettarsi in uno dei brani più profondi nella storia del rock. Il cantante Joseph Williams, tornato stabilmente nei Toto dal 2010, figlio del celebre compositore di musica per film John Williams che tra i tanti capolavori che ha inciso non ha mai realizzato la colonna sonora di Dune di David Lynch, a insaputa di molti scritta e interpretata dai Toto insieme a Brian Eno, quindi ecco il momento di Desert Theme che diventa pura ipnosi, cinquemila persone trasformate in un esercito di Stormtrooper completamente asserviti e in piena contemplazione. A contrastare l’oscurità ci pensa While My Guitar Gently Weep di George Harrison, amico di Lukather.
Il culmine arriva proprio con quella canzone che fin dal principio era attesa, il classico del 1982, Africa, 15 minuti, in cui i figli di Lukather e Porcaro si uniscono, tornando sul palco dopo aver aperto il concerto con la loro band ZFG, quando tutti scompaiono per lasciare spazio a un lungo assolo di percussioni del favoloso Lenny Castro, illuminato da una luce tenue che lo rende quasi divino.

Una allegra spensieratezza ricade su una piazza entusiasta come le piogge benedette giù in Africa.

Francesca Fazioli
Francesca Fazioli
Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. Dopo una tesi sul teatro, sul cinema mai discussa e sull'ascolto per la conclusione del Master ho capito che la curiosità è diventata confusione. Adoro i concerti, la Signora del Venerdì e i libri di Jonathan Franzen.

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