Tra qualche mese il “viaggio” dei Bardo Pond avrà compiuto vent’anni e non sembra minimamente intenzionato ad arrestarsi. Il gruppo di Philadelphia semplicemente si ferma, di tanto in tanto, per una tappa, pubblica un nuovo album e poi riprende il suo trip. Il nuovo lavoro porta il loro nome, semplicemente, come un’affermazione, come chi dopo essersi a buon diritto meritato un posto nel pantheon del rock psichedelico non ha più, effettivamente, nulla da dimostrare. Poco importa che siano passati quattro anni dal precedente lavoro in studio, così come importa poco che ci sia una nuova casa discografica a pubblicare il nuovo capitolo… è chiaro fin dall’attacco Just Once che nulla è cambiato: riverberi metallici, armoniche dilatate, flauti magici, distorsioni chitarristiche in progressiva e costante ascesa ma, soprattutto, la voce di Isobel Sollenberger a fare da guida e maestro della gran cerimonia lisergica. Anche nel momento in cui il vortice delle percussioni e il volume dell’effettistica sembra aver preso il sopravvento sul tutto, lei è sempre presente, sempre pronta a rassicurare l’ascoltatore e a condurlo per mano attraverso il caos. Questi sono i Bardo Pond e anche questo nuovo album si inserisce a testa alta nella loro discografia, non fosse altro per i 20 minuti abbondanti di deliquio sonico di Undone. Un album di genere dai maestri del genere.