I Culture Wars esordiscono nell’inusuale formato del mini-disc (100 copie fatte a mano, made in Fallo Dischi) sul finire del 2010, con un EP dalla durata breve (4 pezzi per un totale di 10 minuti scarsi), ma dalle idee e dal sound ben chiari: è infatti il post-punk e lo shoegaze più fumoso il genere entro il quale si muovono i due campani. Roba buona, dove le diverse influenze vengono discretamente amalgamate, creando un impasto dal buon impatto e dall’efficace presa sulle orecchie dell’ascoltatore più avvezzo a tali sonorità. Si parte in quarta con Late Comer, doppia voce declamatoria su un tappeto di distorsioni alla Husker Du, in cui le sincopi iniziali vengono infine liberate in un refrain inaspettatamente (e piacevolmente) melodico; segue Cheap Talks, la migliore del lotto, che rimanda ai Flaming Lips più noise (pre-Soft Bulletin), ed ai fumi e ai rumori della Manchester che fu. Il resto è post-punk veloce e sempre notevolmente abrasivo (Hope For Youth) ed amare riflessioni sulla condizione giovanile (So Young So Unfit), dove l’irruenza armonica va a braccetto con dissonanze wave tipiche della scuola anni 80. Buon lavoro, questo dei Culture Wars, in cui si denota una personalità già sufficientemente sviluppata: vedremo se tali favorevoli impressioni saranno confermate nel classico formato del full lenght.