Sono trascorsi quasi quattro anni dall’uscita di “Dubfellas”, un compendio d’eccezione, per gli Almamegretta, delle più disparate e sperimentali sonorità Dub, allora le vicende dell’album erano state fortemente legate alla tragica scomparsa di Stefano Facchielli, in arte D.Rad, l’artefice dell’attitudine Dub dei partenopei, oggi i risultati di quelle elaborazioni sono più che mai evidenti ma, quel che stupisce ascoltando “Dubfellas Vol.2”, è la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una band in continua evoluzione, una delle più raffinate del panorama italiano. Anticipato da “Drop&Roll”, l’EP in free download su XL di Repubblica (a riaffermare l’approccio underground dell’ormai storica band) “Dubfellas Vol.2” approfondisce la ricerca sul Dub e la musica popolare emancipandosi, però, dalle forti influenze Reggae della scorsa uscita e approfondendo una ricerca sonora che predilige i suoni più moderni con passaggi sperimentali ed orecchiabili particolarmente pregiati, sembra insomma che gli Almamegretta abbiano voluto recuperare alcune intuizioni d’inizio carriera, scelta che conferisce identità al disco e, ad un tempo, abbiano selezionato fra i suoni all’avanguardia, quelli più adatti a vestire certe pulsazioni scure e profonde alle quali rimangono, storicamente, radicati. La forza di “Dubfellas Vol.2” è la collaborazione; la molteplicità degli spunti, come spesso accade, evita all’album il rischio della staticità creando tanti spazi di suggestione quanti sono i brani, una convivenza basata sulla stima reciproca che vede all’opera
Marcello Coleman, attuale vocalist degli Almamegretta, assieme a Neil Perch di Zion Train o Julie Higgins aka Princes Julianna fino a Raiz, riavvicinatosi al progetto in occasione di qualche reunion live e presente qui in “Rescue”, brano fra i più torbidamente atmosferici. “My Time” è un brano Dub coerente e ammiccante basato sulle linee vocali e di basso ad un passo dal reggae ma già interessante, soprattutto in fase finale; dal punto di vista elettronico un discorso simile vale per “Ealing Step” e “Ppp” che tuttavia specie nei passaggi centrali apre alla sperimentazione sonora; già al primo ascolto risulta evidente la concezione a stanze di “Dubfellas Vol.2”, non stupirà quindi che un simile episodio introduca alla sezione più Trip-Hop del disco. “Didn’t Leave Nobody”, Drop&Roll” e “Rescue” sono parte di una sequenza omogenea nell’atmosfera, la prima riecheggia addirittura il miglior Moby (la circolarità della traccia vocale come la scelta dei pad) mentre la seconda, canzone in continua evoluzione, ha il piglio del singolo grazie ai suoni convincenti e qualche inserto vocale affascinante; “Rescue”, il brano che vede la partecipazione di Raiz, è forse il brano più asfittico, suadente e curato in ogni particolare, dalla base alla chitarra, viene facile collocarlo fra Tricky e i Massive Attack, nomi storici del panorama Trip-Hop. Con “Foolish Dub” è l’elemento elettronico a farsi centrale, il suono è contemporaneo eppure non rinuncia alla sperimentazione, tuttavia, il brano s’avvale di una ricetta costante nei nuovi Almamegretta, non rendersi mai illeggibile e approfondire la sofisticazione sonora dove le melodie ed i ritmi sono più orecchiabili, così anche in “Shy” e “What have you done?”, particolarmente interessante quest’ultima, vincitrice dell’“Almamegretta Remix Contest” e pubblicata sull’album ufficiale per un’ottima chiusura. L’accumulo di piccole variazioni caratterizza l’andamento ipnotico di “Once in a lifetime” (nota particolare, l’unico brano contenente un inciso partenopeo) mentre il ritmo sincopato di “Gypsy Shoes” coniuga il reggae al tessuto carezzevole di arpeggio e voce per la canzone in fin dei conti più aperta in “Dubfellas Vol.2”. Questo degli Almamegretta è un ritorno che non sa di vecchio, la fortunata coincidenza di idee originarie con un approccio infaticabile all’elaborazione di novità interessanti, si tratta di un percorso artistico colto in divenire, le radici della band non sono mai state così evidenti, eppure, sembrano godere di ottima salute.