Atmosfere trip-hop e raffinatezze lo-fi attenuate rispetto all’Ep WE, e lo stesso si può dire dell’altro breve episodio Purple Arrow, che risultava al contempo più pop e old skool, ispirato dalle piacevolezze morbide dei Ratatat e dai suoni 8-bit dei Crystal Castles. Dall’etichetta di Gold Panda (a breve dal vivo in quel di Pisa) esce il primo episodio di più ampio respiro dello scozzese Dam Mantle: Brothers Fowl, zibaldone sonoro degli ultimi 3 anni di lavoro. Questo episodio si mostra schierato verso una crescita sonora che abbandona il mondo del DIY, riconoscibile nell’uso dei suoni e della stesura sonora fatta di aggiunte e tagli. Abbandonato il trip-hop becero e semplicistico, la copertura sonora è più abbondante, anche solo con l’uso di un campionamento ripetuto all’infinito (il sax in Lifting) dove orbita tutto il resto: bassi rotondi, percussioni multiformi, rumori di fondo vari. L’episodio citato va a concludere una maratona di quasi quindici minuti con le due parti della suite denominata Canterbury, molto più elaborata, un mini omaggio a Flying Lotus, a Gonjasufi, di cui ha curato il remix di Ageing. Le suggestioni sonore evocate sono molto simili alla natura dei Botany. Micro scissioni cellulari avvengono tra i pattern di batteria di RGB, facendo da contorno a un violino sfocato all’orizzonte. Una sessione così potrebbe portare all’ambient più spinta e al collasso dell’ascoltatore, ma la title track ci riporta in vita, in una sorta di remix dub dei Daft Punk di Revolution 909. Blueberry cambia tempo, si assesta, ma contiene ancora il leit motiv del disco, voci inquietanti modulate che in Ish diventano il tema principale, in un blues pulito ma ebbro. Non è la prima volta che capita, anche in Two Women dall’Ep Purple Arrow la voce di appunto due donne veniva trasposta per dare corpo alla canzone, in un modo diverso dal semplice cantato. Chiude Spirit, cercando di tirare una melodia dalla casualità dei suoni emessi dagli strumenti. Quando la voglia di giocare con gli strumenti diventa nella consapevolezza di poter tirare fuori diversi umori e sensazioni dallo stesso suono per merito della posizione di questo nella canzone, si passa al livello successivo del gioco. Quando arriverà la vera sperimentazione potremo assumere che Tom Marshallsay (vero nome di Dam Mantle) sia un’artista: per adesso è un giocatore, e credo che si diverta moltissimo.
[box title=”Dam Mantle – Brothers Fowl (NOTOWN Recordings, 2012)” color=”#5C0820″]
Canterbury Pt. 1 | Canterbury Pt. 2 | Lifting | RGB | Brothers Fowl | Blueberry | Ish | Spirit [/box]