Riesumazione. Una parola migliore per considerare l’esordio del trio di Brooklyn Dream Affair (pubblicato dall’italianissima AVANT! Records) non c’è. Endless Days potrebbe sembrare a prima vista un misconosciuto pezzo di modernariato, perso per colpa delle sgomitate di Cure, Joy Division e nel sottobosco underground dai Bauhaus. L’alta fedeltà con cui viene ricostruito il suono d’antan impressiona realmente: Roland 808 a dettare il tempo, basso sferragliante puntato sugli alti e qualche synth per incutere paura. Nonostante tutte le evoluzioni e le diramazioni del dark (in termini di potenza, inquietudine, minimalismo, eccesso), i Dream Affair hanno deciso di rimanere ben saldi su quello che fu il carro dei vincitori dei primi anni ’80, ovvero la prima new wave e post-punk, per poi abbracciare anche le nozioni più melodiche impartite dai già citati Depeche Mode (Drifting è la b-side di Enjoy The Silence, Until The Fall e Apology sembrano fare un mash-up di Closer e Unknown Pleasures ). L’unico esempio di ripresa così fedele di certe sonorità che posso ricordare viene dai The Foxholes (recensiti qui e qui); solo che stavolta siamo nel campo dell’emulazione, non della ripresa creativa. Non che ci sia niente di male, anzi: di sicuro è un episodio migliore del secondo episodio dei White Lies. Unica nota negativa: l’enfasi del cantato, forzatamente british per non sembrare statunitensi, talvolta si rivela sottilmente comico.
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Endless Days | Silent Story | Drifting | 405 | Apology | Lucid | No Use Hiding | Until The Fall | Parting | [/box]