Dei veneti Eterea Post Bong Band si può dire tutto, ma è inevitabile non rimanere scioccati, colpiti, scossi (nelle orecchie o nell’animo) dalla loro musica. Si possono cogliere tutte le citazioni presenti di ogni traccia (o, più semplicemente, comprare il disco e vedere i credits del libretto), come pure si può capire un emerito cavolo di tutto ciò che stanno suonando. Proprio il cavolo, romano in questo caso, che troneggia in copertina, uscendo da spirali gigeriane, vuol simboleggiare la natura matematica di tutta l’opera, ispirata alla sequenza di Fibonacci. Il titolo BIOS però è da legare ad un altro aspetto del gruppo: il precedente lavoro si incentrava sui software, Internet e tutta la montagna di conseguenze sociali e umane della psicopatia della rete, mentre adesso la ricerca entra nel Bios, l’insieme di azioni standard che dà l’avvio a tutti quei magici programmi di cui oggi siamo schiavi.
La sempre completa enciclopedia online ci informa di come gli esperimenti musicali sulla famigerata successione di numeri siano già stati prodotti anche da nomi eccelsi (da Debussy a Stockhausen fino ai Tool), ma nel disco degli Eterea l’intenzionalità si fonde con la natura percussiva della formazione. Immagino già gli spartiti delle basi ritmiche che costituiscono homo siemens, per non parlare della colonna vertebrale del disco, fibo, dedicata allo scienziato pisano. Da grandi fagocitatori di musica, i quattro capiscono che un disco di otto tracce che esce dopo quattro anni dal predecessore non può che contenere tracce corpose, dei punti fissi per i nuovi concerti dal vivo, la struttura di una nuova fase per la band. Ed è incredibile come questi pezzi siano recepibili anche dal pubblico meno avvezzo alla sperimentazione. The rise of ramanujan e scipstep in fin dei conti proseguono su 4/4 standard, seppur su sovrastrutture magniloquenti, orientaleggianti (mentre nel precedente Epyks 1.0 si era più legati ai maestri della musica per il cinema come Morricone o Carpenter). I crescendo rendono quasi digeribile anche la già citata fibo, i fischietti fanno sbarcare tim peaks su dimensioni completamente aliene. Mentina era già presente nel primo Ep del gruppo, ma a parte l’irreperibilità del prodotto, si sente che il tema della superiorità della macchina e della natura rispetto all’uomo è propria di questo disco (per non parlare dei compagni di scorribande Uochi Toki). In conclusione, come per un videogame complesso, potete scegliere se tirare dritto verso la fine del disco oppure mettervi ad analizzare ogni singolo cimelio nascosto nel sottotesto di queste otto canzoni. L’unico aiuto che posso darvi è di tenere a mente questi numeri: 1 2 3 5 8 13 21 34 55 89 144 233 377 610…