L’8 aprile 2011, la campana dei Faithless è suonata per l’ultima volta. Alla Brixton academy, la cattedrale londinese della musica, si è celebrata la fine del gruppo che dagli anni ’90 in poi ha forse meglio interpretato il concetto di musica dal vivo. Formati nel 1995 a Londra, nei loro 16 anni di carriera hanno raggiunto svariate volte la posizione più alta delle classifiche inglesi. I tre membri principali della band erano Maxi Jazz, Sister Bliss e Rollo. Il primo, il cantante, dallo stile prevalentemente rap; la seconda, polistrumentista e assemblatrice dei pezzi; l’ultimo, il produttore e leader del gruppo. A torto, i Faithless sono stati da molti considerati come un fenomeno legato solo al mondo della dance. In realtà, se si analizzano testi e suoni, traspare subito lo spessore di Rollo e compagni, che si staccavano da quello che a prima vista poteva apparire come un semplice progetto elettronico. I temi a loro più cari riguardavano soprattutto il rinnovamento spirituale e fisico dell’uomo, la ricerca interiore e la salute dello spirito, senza trascurare l’impegno socio – politico. I suoni si spingevano oltre ai soliti synth, lavorando molto su beat e riff, sugli incastri di groove e break e sulla cura maniacale dei dettagli. Insomma una band “da ballare”, ma anche da ascoltare; l’unione di queste due componenti raggiungeva l’apice durante le loro esibizioni live, per chi ha avuto la fortuna di vederli, delle vere e proprie esperienze mistiche. Hanno calcato, nei loro 16 anni di carriera, i palchi di tutti i festival più importanti del pianeta, come Glastonbury e Primavera. A molti fans sarà venuto un colpo quando Jazz, tramite twitter, annnciava l’ultima esibizione del gruppo. Passing the Baton, live from Brixton Academy 8 April 2011, è la registrazione (o testimonianza) dell’ultimo concerto dei Faithless, la chiusura di carriera di una delle migliori live band degli ultimi lustri. Ed è, anche solo per la sua portata storica, imperdibile. Nel disco, il suono risulta pulito, compatto, omogeneo. La voce di Rollo assomiglia a quella di un officiante che, con passione e compostezza, celebra la conclusione di una storia. Mancherà a molti quello strano e sensuale magnetismo, quel gap che dava il tiro giusto al pezzo ed evitava la piattezza che contraddistingue gran parte degli esperimenti esclusivamente elettronici. Quel tocco che aveva romanticismo e anima, che ha regalato gioia a tante persone. Verranno ricordati, probabilmente, soprattutto per le loro hit dance Insomnia, God is a dj e We come 1. Ma è giusto sapere che oltre alla cassa dritta c’era di più. E questo album ne è la testimonianza. This was our church, but God is not (just) a dj.