giovedì, Novembre 14, 2024

Gorillaz – The Fall (Emi Music, 2011)

Nell’industria discografica mainstream, i Gorillaz sono – senza alcun dubbio – il fiore nato con prepotenza dallo sterco che le varie emittenti musicali commerciali passano con troppa accondiscendenza. Il gruppo di Damon Albarn, l’ex (?) frontman dei Blur, non ha bisogno di presentazioni: 20 milioni di dischi venduti con soli tre studio album e qualche raccolta di remix, ed innumerevoli riconoscimenti, come quello di band virtuale di maggior successo nella storia della musica (come se ce ne fossero altre). Ora, i Gorillaz si rimettono in gioco. In realtà, questo The Fall era già stato rilasciato attraverso il sito ufficiale, per tutti gli iscritti, in versione gratuita, lo scorso dicembre. Contenti del risultato e delle recensioni promettenti, soprattutto tenendo presente il contesto leggero in cui è nato questo progetto, i Gorillaz hanno infine deciso di optare per una pubblicazione ufficiale, con tanto di formato fisico. Anticipato dai singoli promozionali Revolving Doors e Amarillo, The Fall rappresenta un parto inaspettato. È bastato un tour in America ed un po’ di tempo libero tra un’esibizione e l’altra, per trasformare in musica un gioco, come? Alle prese con il suo iPad, Damon Albarn si è lasciato andare con alcune applicazioni musicali e – catturato dal suono vintage di alcuni strumenti – ha cominciato a prendere il gioco sul serio, componendo, insieme alla sua band, vere e proprie tracce musicali. D’altronde, sul sito della band nulla è segreto: nella sezione dedicata al nuovo album, per ognuno dei quindici brani che compongono il disco, viene indicata la data ed il luogo di registrazione e come se non bastasse, viene fornito un elenco dettagliato delle ‘apps’ utilizzate per comporre le versioni strumentali, dal suono kitsch del ‘Text to Speech’ all’imprescindibile ‘FunkBox Drum Machine’. Poi, però, dando uno sguardo più attento ai vari credits, ci si accorge che il virtuale – come sempre, quando si parla di Gorillaz – non preclude altre forme musicali (e di vita). Ed ecco spuntare i nomi (e le gesta musicali) di Bobby Womack e della sua chitarra (nell’ottima Bobby In Phoenix), di Paul Simonon (The Clash) e dell’altro suo compare Mick Jones al basso (Aspen Forest), piuttosto che i dialoghi di Darren ‘Smoggy’ Evans e del già citato Mick Jones (in California And The Slipping Of The Sun). A livello musicale, The Fall non aggiunge niente di nuovo al marchio Gorillaz, ad esempio, manca una Feel Good Inc. o qualcosa di estremamente peculiare come lo era On Melancholy Hill. Colpisce più l’immediatezza con cui è nato l’intero progetto e la rilassatezza che, questa volta, dovrebbe corrispondere allo spirito decadente del personaggio cartoon 2-D (dietro cui si nasconde l’ex Blur, per l’appunto). Pezzi come The Joplin Spider possono risultare stucchevoli ad un primo ascolto, invece, si assicurano, nell’ambito della discografia targata Gorillaz, un posto di tutto rispetto, perché in linea col loro modus operandi. Si ascolti poi la dance minimal di Detroit, sospesa tra lounge e Daft Punk, o la opening track Phoner To Arizona, un esercizio strumentale capace di portarci indietro ai suoni sintetici della tastiera Casio FZ-1, si tratta di trash art musicale allo stato puro. Ecco, se avete intenzione di “imbrattare” il vostro udito con un po’ di spazzatura d’autore o se siete semplicemente amanti del genere (e dei Gorillaz), The Fall è l’album che stavate cercando, naturalmente subito dopo l’ultima applicazione per telefonino grazie alla quale anche voi potrete improvvisarvi musicisti.

 

Sebastiano Piras
Sebastiano Piras
Sebastiano nasce in Germania e sin da piccolo mostra uno sfrenato interesse nei confronti della musica, dal pop soul dei Commodores alla singolarità del Duca Bianco.

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