What is House? Technotronic, KLF or something you live in. To me House is Phuture Pierre Fingers Adonis etc. The pioneers of the Hypnotic Groove, Brian Eno, Tangerine Dream, Kraftwerk, Depeche Mode and the Yellow Magic Orchestra. This Album is dedicated to you.
Così gli LFO aprivano il loro esordio Frequencies la bellezza di vent’anni fa. Riascoltate oggi, queste parole sottolineano la distanza che separa la nostra epoca da quella in cui Mark Bell e Gez Varley muovevano i loro primi passi, apprestandosi a sconvolgere i dance floor di tutto il mondo con un esordio che le generazioni successive avrebbero considerato una vera e propria pietra miliare. Nel 1991 la club culture era ai suoi albori e la musica elettronica, come genere a sé stante, non disponeva ancora di una tradizione consolidata che le permettesse di sfidare il rock su un livello di sostanziale parità. La House di Chicago, un affare underground vecchio di appena un lustro, aveva catturato l’attenzione di pochi illuminati. Alcuni di essi, conquistati dalle frequenze basse generate dalla Roland TB -303, avevano esportato il modello americano in territorio europeo per dare inizio alla gloriosa stagione dell’Acid britannica. Contemporaneamente, in Belgio si avvertivano i primi vagiti di quello che sarebbe stato definito New Beat. Pur coscienti di quanto stava accadendo intorno a loro, Bell e Varley si muovevano dunque in un territorio pressoché vergine. Da qui la necessità di guardare al passato, tenendo conto delle sperimentazioni messe in atto da pionieri come Brian Eno, e Tangerine Dream senza per questo disprezzare il lavoro dei pop act (Kraftwerk, Depeche Mode e Yellow Magic Orchestra) che avevano saputo piegare sintetizzatori e sequencer alle esigenze della forma canzone. Lo scarto che separa Frequencies dalle sue fonti d’ispirazione è tuttavia enorme, ed il grande merito dell’album sta proprio nell’aver emancipato l’elettronica dall’algido futurismo di matrice anni ’80, fornendo al genere un idioma caratteristico attraverso cui tutt’oggi si esprime. A distanza di due decenni, basta riascoltare questo classico – per la prima volta rimasterizzato da Warp in una lussuosa edizione doppio vinile – per rendersi conto di quanto suoni attuale. Se Intro risente ancora dell’influenza KLF, tutta tesa com’è alla ricerca dell’effetto trance tipico dell’Acid House, il singolo LFO – che, ricordiamo, garantì all’etichetta di Sheffield la sua prima incursione in zona top 20 – già delinea uno stile estremamente personale: bleeps killer e bassi avvolgenti convivono con pad ambientali, mentre l’insistenza della cassa in quattro viene bilanciata da un uso delle percussioni fantasioso ed inedito. Il brano determina la misura dell’intero album, coniugando sapientemente estro sperimentale e dinamiche da dance floor. All’interno dello stesso recinto stilistico si trovano Nurture, Tan Ta Ra, il flirt con la tradizione Soul You Have to Understand e quella We Are Back che tende un ponte fra i Kraftwerk di The Robots e i Daft Punk di Technologic. Love is the Message , Freeze o Mentok 1, pur presentando le medesime atmosfere notturne, rivelano un approccio freddo e cerebrale che anticipa tutta la minimal berlinese. Nonostante le affermazioni degli stessi autori, utilizzare il termine House per descrivere brani come questi significherebbe sminuirli. La ricerca sonora alla base di Frequencies rimanda piuttosto alla spiritualità tecnologica propagandata dalla scuola Techno di Detroit, ed apre uno squarcio su orizzonti stilistici che da quel momento in avanti saranno irrimediabilmente associati alla Warp. Specialmente in composizioni come Simon from Sidney, El Ef Oh! e Think a Moment, quelle in cui i BPM rallentano e la cassa in quattro cede il passo a ritmiche frantumate, è possibile scorgere in nuce gli elementi che faranno la fortuna degli Autechre, dei Sabres of Paradise e di tutti gli altri cervelloni appartenenti al filone Artificial Intellgence. Se non proprio tutto, gran parte di ciò che balliamo oggi ha avuto origine da qui. Seminale.