Mini suite veloci e taglienti ornate di elettronica da sci-fi. I Marvin di Hangover the Top sono questo e altro. Nel cd uscito in questi giorni per l’etichetta Africantape, il trio di Montpellier butta sul piatto nove tracce piene di ingegno e tecnica, che affondano le loro radici nel math rock primigenio degli anni novanta, che a sua volta prendeva spunto dal prog rock e dall’hard rock di vent’anni prima. La iniziale Roquedor trae in inganno lasciando che i synth e i delay entrino in gioco in modo graduale, in un vortice frenetico verso inestricabili geometrie ornate di noise ordinato e non caotico. Le tastiere e il vocoder molto vintage gettano l’ascoltatore in un’atmosfera di allarme perenne, come pure le ritmiche estremamente non convenzionali e le chitarre possenti. Le progressioni e le evoluzioni delle canzoni non sono scontate e sono anche in certi casi orecchiabili (si veda Dirty Tapping). In chiusura troviamo una cover di Brian Eno, Here Come the Warm Jets, riveduta e corretta con un taglio netto di synth a favore di chitarre e batteria che comprimono l’atmosfera proprio come l’arrivo di veri jet. Con un paio di ascolti anche gli orecchi meno avvezzi apprezzeranno questo complesso lavoro.