Strane sensazioni arrivano all’ascolto del disco di debutto dei Moseek, Tableau, uscito qualche mese fa per Tube Music. Non appena parte il disco, un vento spazio-temporale ti riporta indietro nel tempo anche senza Delorean, a un anno a caso dal 1997 fino massimo al 2001. Solo che questa volta non si tratta di nostalgia, la storia della band ce lo testimonia. Il gruppo è in vita da più di 8 anni e questo lungo lasso di tempo si evidenzia bene nelle sonorità e nelle atmosfere del disco come pure nell’impostazione della band. La voce di Elisa Pucci dà suggestioni italiane, forti richiami dell’Elisa più famosa, ma anche internazionali, per l’impostazione nasale della voce che fa molto R’n’B finanche alla somiglianza più forte con i Guano Apes. Proprio loro possono essere presi come spunto per evocare un immaginario collettivo, quello della fine degli anni Novanta e dell’inizio dei Duemila, così vicino ma ancora non troppo assimilato. Si sente fin dall’apripista Mushroom il basso e le ritmiche dei Rage Against the Machine, gli sfoghi vocali dei Cranberries, le melodie pop nascoste più o meno bene da dei calzanti synth (si ascolti come si condensano nella schizofrenica A Room & A Kitchen). Chitarre e batteria danno prova di forza e solidità, in special modo quest’ultima, che riesce a riempire i vuoti più del resto degli arrangiamenti e si distacca dalla semplicità e dalla rigidità indie con guizzi quasi prog. Potrebbe risultare un disco fuori tempo massimo, ma per chi non si fosse riempito le orecchie di musica di questo genere può essere un’ottima occasione per recuperare, dato che comunque si tratta di un prodotto ben fatto e completo.