Una delle prove più difficili per un dj per l’affermazione a livello professionale (internazionale, europeo o anche solo nazionale) arriva con il disco di inediti. Lì si tirano i fili conduttori dei remix, delle serate in disco e delle produzioni curate finora per creare qualcosa che, se non nuovo, perlomeno suoni originale. Munk, alias Mathias Modica, deve essersi trovato a pensare questo durante la creazione di questo The Bird and the Beat. Solo due erano le carte da giocare, due gli estremi di azione, house e chill out, ma si sa, se giochi bene sbanchi. La possibilità di maneggiare con versatilità pezzi di artisti del calibro di Yeasayer e Etienne de Crecy, sommati a una grande confidenza con disparate strumentazioni, ha fatto sì che questo capitolo risultasse vincente e convincente. Riuscire a equilibrare un basso profilo, che caratterizza il livello di sottofondo del lounge, con il groove che deve necessariamente venir fuori dalla house non è facile. Ma il co-fondatore dell’etichetta Gomma riesce con un sapiente mix a fare di The Bird and the Beat un disco da bosco e da riviera, o meglio, da cocktail e da dancefloor. Merito di linee di basso superiori (si ascolti Kitchen Call, tributo all’Herbie Hancock futurista degli 80’s), di collaboratrici che si prestano perfettamente a pseudo rap o a sussurri erotizzanti (Pollyester e Clara Cometti da applausi) e di una capacità di pescare da suoni e generi diversi da far sembrare Munk un Beck addolcito (Tipsy? ne è la prova). Italodisco e French Touch una volta tanto si incontrano (e si salutano cordialmente), ma è il primo a dare i picchi talvolta aspri: l’uso dell’italiano per fare il simpatico, per noi che lo comprendiamo, diventa ridicolo (nemmeno i La Bionda si sarebbero spinti così oltre), ma chissà che effetto fa fuori dal nostro paese. Nella sua interezza, il disco risulta piacevole, più forte di un sex on the beach, più moderato di un Negroni.