Al loro esordio la Phenomenal Handclap Band ci era piaciuta, in virtù di una buona freschezza compositiva unita ad una cazzonaggine molto Seventies nel proporre funk abbastanza torrido, spruzzatine di afrobeat, chitarre rock e discomusic da Tony Manero in assetto da monta. C’erano pure alcuni assoloni manco stessimo ascoltando Abraxas di quella cariatide del Santana. Insomma, i soliti Newyorkesi col gusto della retromania e del party neanche troppo politicamente corretto. Ma è già tempo di secondo album, e qui le cose cambiano per restare sostanzialmente le stesse. Ergo, una produzione più “moderna”, con robusti innesti di electro-dance alla LCD Soundsystem. La prima parte di Form & Control ci catapulta quindi in una festicciola da pubblicitari con pruderie freak e cocktail alla moda in mano, tutti belli abbronzati e con gli abitini sdruciti il giusto. C’è ritmo, ci sono buone idee melodiche, ci sono efficaci intrecci vocali maschio-femmina, ma tutto scorre senza colpo ferire. L’effetto sorpresa sembra proprio essere svanito. Nel finale i nostri rispolverano le chitarre per una manciata di pezzi dal taglio più rock (All Cliches, Mirrors, Afterglow) che conferiscono all’insieme un pochino di grinta in più, ma è quel tipo di grinta che uno si aspetterebbe dai vecchi dischi della Electric Light Orchestra: non proprio il massimo. Lavoro godibile, ma che scivola via con leggerezza. Troppa leggerezza.