Sentendo la storia che si cela dietro questa ristampa sembra di trovarsi davanti a una di quelle trovate, ormai troppo diffuse e mosce, delle agenzie di stampa che si inventano il viaggio nel tempo dell’artista ed il ritorno al presente carico di sonorità vintage e lo-fi. Una specie di Ziggy Stardust magnifico, in stile Kavinsky, per intendersi. Ma Richard Rich Ristagno ha veramente creato il suo esordio nel 1981 a Detroit, autofinanziato, con l’aiuto della band locale Soular Flight, per poi lasciare che il tutto venisse allegramente dimenticato, assieme all’artwork mai creato, negli sgabuzzini del creatore. 22 anni non hanno demolito quel lavoro oggi pubblicato per la DragCity e pare assurdo ascoltare qualcosa che sembrava creato per i posteri, quasi inscatolato e sotterrato a futura memoria per le prossime generazioni (si chiama scatola del tempo ed è una pratica che esiste realmente). In teoria il disco sarebbe dovuta diventare l’autobiografia dell’autore celebrata sotto forma di pseudo-reading, costruiti sulla più totale libertà dei musicisti di supporto e sul guitar hero di turno, perennemente con volumi da primadonna. L’attitudine free si sposa con un approccio da disco music permeato dal rock fm americano degli Eagles e da tutte le big band che hanno solcato le highway nordamericane. La voce di Ristagno fluttua pacata come il migliore Lou Reed, raccontando storie di ordinaria povertà, pensando che ai tempi sarebbero potuti interessare a qualcuno. Ma così non è stato, ed infatti il lascito migliore di questo disco non è tanto la vicenda quanto il mix musicale che cerca di delineare un’epoca nuova senza tralasciare quanto c’è stato nel passato (le prime incursioni di drum machine affiancati ai Moog parrebbero creature mostruose di Beck, ma così non è). Di documenti così non se ne ritroveranno più, e il rimpianto di non aver vissuto a Detroit negli eighties potrebbe essere più forte di una giovinezza passata tra Woodstock e l’isola di Wight nei ruggenti anni ’60. Per quanto riguarda il creatore, difficilmente riuscirà a risalire la china e ritrovare gli apprezzamenti non raggiunti all’epoca, come è stato ed è per Sixto “Sugar Man” Rodriguez al quale è stato dedicato il documentario Searching for Sugar Man. Ma il massimo che si poteva fare (riportare alla luce il disco) è stato fatto, e tanto potrebbe bastare per Poor Man Ristagno.
[box title=”Rich Ristagno – what would it be like to be rich (Drag City, 2013)” color=”#5C0820″]
god’s in the chips | i’m the poorest | women thinin’ | eye of love | not good enough | there are people | heir to estate | coming from england | eileen reach | richman poorman | never at the top | heir | what is a man | see me hear me | trace it down [/box]