domenica, Dicembre 22, 2024

Subsonica – Eden (Emi, 2011)

Quattordici anni di carriera stanno dietro le dita dei Subsonica. Un simile lasso di tempo non è indifferente al percorso artistico di una band e di certo non si può pensare che ogni disco produca lo stesso innamoramento dei primi lavori. Chi cerca negli ultimi dischi i Subsonica instancabili dei centri sociali, i suoni elastici che rimbalzano da parete a parete fino al più totale stordimento, resteranno delusi da Eden. Ma del resto deludere le aspettative dei fan(atici) è il migliore avanzamento di carriera per un band. Eden è il sesto disco del gruppo, registrato nei nuovi studi della band a Torino, gli Andromeda Audio Studio, preparato nella casa del batterista Ninja, affidato al mixaggio di Mauro Pagani e masterizzato negli Exchange Studios di Londra. Le prime tre tracce sono legate tra loro da un tema esplicitamente adamitico. La title-track è una melodia lenta, quasi ovattata completamente allineata al significato della parola; la componente elettronica è delicata e si accompagnata ad un rasserenante arpeggio di chitarra. Sulla stessa scia si pone Serpente anche se il timbro “sonica” è più riconoscibile e i ritmi drum’n’bass offrono un po’ di conforto agli affezionatissimi del genere. A seguire Il Diluvio che mischia lo stile reggae a quello più puramente elettronico da dancefloor con quel tipico andamento ritmico ciclico che invita al ballo. Molto tagliente è il testo di Prodotto Interno Lurido che in effetti compensa la parte sonora, piuttosto piatta e più che cantata recitata a mo di cantilena. Interessante è invece la sperimentazione di “metascrittura” fatta in condivisione virtuale coi fan che ha dato vita a  Benzina Ogoschi; se la frase “Non siete riusciti a bissare Microchip Emozionale” è detta con intento auto ironico o di esorcizzazione è del tutto indifferente. La strofa si trova nel mezzo di una sciorinata di altri appunti sterili: “Non sei riuscito perché non ti applichi/Non sei riuscito a finire gli studi/Non sei riuscito a diventare qualcuno”, come a dire che in fondo auto-replicarsi non era fra le intenzioni della band. E del resto arrivati a questo punto possono permetterselo. Oltre ad Eden, Istrice è un altro dei singoli di lancio del disco, un pezzo di romanticismo urbano che racconta di sguardi e inseguimenti a distanza. Le sonorità sono dilatate e spaziano accompagnando l’estensione vocale di Samuel che rappresenta il punto di forza della track. Da segnalare per l’inusuale collaborazione fra i Subsonica e i Righeira è La Funzione, la trasposizione in musica di un’amicizia già consolidata fra i componenti dei due gruppi. Un pezzo dal gusto squisitamente anni Ottanta in cui l’elettronica più che sintetica sembra una lunga prosecuzione new wave. A chiudere i cinquantuno minuti del disco, L’angelo canzone di tredici minuti con annessa ghost track. Una registrazione isterica e indecifrabile, un nastro riavvolto al contrario o forse un nastro rotto che sembra un beffardo quanto diabolico colpo di coda nei confronti dell’angelico titolo. Forse nell’Eden dei Subsonica c’è posto per tutti, prima della caduta. Eden è un disco di maniera che sembra essere stato prodotto con una volontà precisa: quella di azzerare le dipendenze dal passato e vivere i primi lavori come terminati, esauriti e non come sfide. Forse non a caso l’album comunica atmosfere di serenità ed equilibrio. I pezzi dal sapore più elettronico sono più che altro delle pause intenzionali, frammenti che funzionano e funzionano bene dal momento che i Subsonica non sono esattamente dei novellini di quel groove. Le melodie non esplodono mai nei ritornelli, la pulsione elettronica sembra essere molto contenuta, mai invasiva ma piuttosto di sottofondo. In Eden è predominante una nuova impalcatura sonora in cui la chitarra e il synth vivono di rapporti simbiotici più che di rivalità e in cui gran parte della carica energetica sarà, probabilmente, delegata all’ascolto live più che da cd.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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