Da Barcellona ci giunge una buona nuova: the foxholes, progetto di Jonah A. Luke coadiuvato da musicisti e cantanti, ci riporta indietro nel tempo di almeno vent’anni buoni. 8 tracce di natura variopinta e in lingua inglese e spagnola, che in linea di massima, se dovessimo datarlo incoscienti del fatto che sia una nuova uscita, lo faremmo risalire al ’93. Un particolare su tutti: la batteria midi ricollegabile a quella dei CCCP di Canzoni preghiere danze del II millennio – Sezione Europa, o più semplicemente a quelle delle bande da festa dell’Unità che fanno sgambettare i vecchi a suon di valzer e mazurche. Aggiungetevi chitarre ruvide quanto basta, bassi in primo piano un po’ dappertutto, accenni dance (che con la drum machine è la morte sua) in Whisper my name, possibili hit agrodolci in ispanico come Tu realidad in stile Lobo Hombre En Paris, e per concludere pacchianeria a palate con il rock extradistorto di Betrayal e il blues becero di Generation. Sono insoliti questi The Foxholes. Potrebbero essere troppo in ritardo sulle mode attuali (e allora ci sarebbe un’ingenuità da veri naif) oppure troppo in anticipo sulla fine del revival degli eighties. Nel frattempo con questo disco possiamo tirare fuori il nostro lato cafone, senza rovistare nelle musicassette del cugino più vecchio, e senza vergognarci, perchè alla fin fine per loro non c’è lode ma nemmeno infamia. Per una volta il fascino di sonorità retrò solo in alcune occasioni prevale sulla vera qualità delle canzoni, e ciò non è da sottovalutare assolutamente.