Sebbene citino come riferimento tanto Eno quanto i My Bloody Valentine, Emeralds ed Holy Fuck, l’incipit ha uno stigma che dice Trans Am, in particolare quelli di The Surveillance: intro robusta di batteria free a briglia sciolta e chitarra elettrica, sovrastate da una coltre di synth analogici in modalità cosmica (Warm Wellcome); quindi, senza soluzione di continuità, avvio di motorik per strade puramente Neu con tanto di goccie di pianoforte a la Isi (Keep Warm). Ma sin da subito è chiaro che le radici del duo scozzese affondano su altri terreni (o su altri pianeti, a questo punto). La confezione essenzialmente più levigata, conduce, man mano che si procede all’ascolto, ad una kraut lounge più vicino allo Schneider tm di Škoda Mluvit. Del resto, se dei due, Andrew Hodson, oltre ad essere produttore, presta le sua pelli come sessionist anche per gente come Paul Smith dei Maximo Park, Steve Jefferis sfoga la sua anima elettronica nel progetto glitchy Cathode. Niente buffonesche tirate hard rock come per Phil O’Manley e soci, allora, ma un synth pop (corn) tutto rivolto al ritmo, che quando serve vira disco funk come in Trans-Pennine Express o Grapefruit (che gioca la carta out dei Daft Punk delle origini). La sintesi ideale delle due anime del progetto è Weapons Destruction, in cui infatti a riaffiorare è proprio Neu 4. Un’altalena di bassi gommosi, onde quadre e denti di sega; kraftwerkismi e moroderismi pre-dance e l’ironia di chi non si prende mai troppo sul serio, che rende il lavoro fresco e leggero pur nella sua sostanziale derivatività.