Una psicopatologia del desiderio che sarebbe piaciuta a Julia Kristeva quella che attraversa le liriche di A Woman a man Walked By, il lavoro che conferma quanto sia forte e impalpabile la produzione di John Parish nella storia discografica di Pj Harvey, un alveo sonoro in cui la songwriter del Dorset si trova perfettamente a suo agio. Le scelte che hanno portato la Harvey a concepire l’incubo visionario di White Chalk sembrano scompaginate a favore di una scrittura più centrifuga introdotta dalla forza classica e radiofonica di Black Hearted Love, in un contesto riassuntivo dove gli episodi più destabilizzanti sono quelli che provengono direttamente dalle architetture modali di White Chalk, schegge di vero e proprio disagio che non hanno incrociato, nella release precedente, lo sguardo di una critica in difficoltà con la libertà introspettiva .
E’ il caso della bellissima The Chair, vicina agli esperimenti melò realizzati insieme a Nick Bicat; viaggio tra cluster e visioni, un tunnel affascinante e senza uscita che si spezza in pura impressione sonora in The Crow Knows where all the little children go, delirio visionario ed esilarante su di un fe-male man.
Questa pressione sperimentale spinge dai margini di tutte le composizioni, nonostante la confezione si allontani dal limbo di White Chalk per avvicinarsi alle viscere della prima Harvey, è la destrutturazione drammatica che interessa a Polly Jean, dalla Baudelaire-iana Pig Will not fino alla dissezione analitica di Passionless, Pointless il racconto muove i passi della forza performativa e quindi di un tracciato perfettamente credibile; tra orrore, abiezione, meraviglia e divertimento.
Un vero e proprio taglio nella tela.