Qualche anno fa era in voga il temine “isolazionista” per definire i musicisti dediti a certi suoni (Windsor For The Derby, Stars Of The Lid) che non amavano esporsi nelle note di copertina dei propri dischi… è il caso di Bexar Bexar, compositore texano di cui non è dato sapere il nome al secolo. In compenso di lui si sa che ha cominciato a scrivere i primi brani a fine anni ’90 e che sta ottenendo un buon successo come compositore di colonne sonore. Own Records pubblica adesso per l’Europa (Western Vinyl per gli Stati Uniti) questo secondo album dal titolo Tropism, dieci composizioni interamente strumentali a base di chitarra acustica, loops, drones e sintetizzatori analogici. Un armamentario prevalentemente elettronico che potrebbe indurre facilmente in errore… in realtà Tropism di Bexar Bexar è un album dai suoni caldi, avvolgenti e dove in primo piano resta sempre la chitarra acustica. Con buona approssimazione si potrebbe definire ‘ambient’ dal momento che non c’è forma canzone e che il fantasma di Brian Eno aleggia su tutte le tracce dell’album anche se, rispetto ad altre produzioni del genere, Tropism concede certamente molto di più alla melodia (cosa che personalmente apprezzo) avvicinando Bexar Bexar alle atmosfere dei Labradford, alle melodie di un Fennesz in assenza di distorsioni o di Four Tet in assenza di percussioni. Nel complesso un album più che godibile da cui ci si lascia volentieri cullare e consolare.
Prossimamente in tour europeo al momento è prevista un’unica data in Italia il 21 giugno presso l’Hana Bi di Ravenna.