Partoriti dalle ceneri degli Unicorns e dai fasti degli Arcade Fire i Clues sono una delle novità in casa Constellation, insieme agli Elfin Saddle [ di cui abbiamo approfonditamente parlato con una lunga intervista e con una recensione qui su Indie-eye ]. Della creatura di Alden Penner e Brendan Reed abbiamo chiesto a quest’ultimo con un’intervista rilasciata a Gigi Mutarelli in quel di Montreal che è possibile leggere da questa parte. Il debutto dei Clues è un accattivante lavoro di sintesi che allude in parte a quella forza spigolosa di certo rock anni ’90 senza per questo essere facilmente afferrabile, anche perchè appena si volta l’angolo la macchina del tempo corre molto più indietro; folk, anthem epici – sentitevi la schizoide ledmontov – matematica imprecisa, la Dischord del metodo più segreto, psychedelia Barrettiana e un certo amore per la struttura e un giochino tra montagne russe e climax improvvisi. Nonostante i mondi di riferimento siano molti di più, la forza dei Clues è beffardamente e concisamente naturale come quella dei Beatles; se vi capitasse, ascoltatevi Crows e provate a staccarvela dal cervello. Molto consigliato.