Il recente lavoro degli Electric Electric è l’ennesima riprova della qualità che gravita attorno all’etichetta d’Oltralpe Africantape, che con i suoi ragazzi (Marvin, Papier Tigre, Ventura) ha creato una vera e propria scena, degna di questo nome. Discipline è la seconda uscita del gruppo di Strasburgo, più corposa del precedente Sad Cities Handclappers (disponibile in ascolto gratuito nel non più aggiornato sito della band), sintesi tra le estensioni futuristiche dei compagni Marvin e istanze tribali che sembrano ormai contrassegnare la tendenza al revival di questi ultimi anni. Math rock, il loro, definito, a ragione, come gli Slayer al servizio degli Shellac, per la potenza di batteria e chitarre e per le arzigogolate strutture. E non solo grazie ai loop che permettono oltre che a sovrapporre i suoni a cambiare ritmiche, evidenziando ora il levare, ora il battere. E’ anche il lavoro ai tamburi di Vincent Redel, che in occasione della title-track sfodera andature ora indie-rock ora punk-hardcore. Impressiona del gruppo la potenza, curata nemmeno troppo gradualmente: i livelli esplodono dopo pochi minuti, senza i synth old skool dei Marvin. Si stirano invece le strutture ritmiche fino al loro naturale decadere, con il delay (la conclusiva Material Boy) o con appunto le già citate sovrapposizioni. C’è spazio anche per altro: Exotica Today scampanella come Bike di Barrett, Pornographic Arithmetic sono le porte dell’inferno di Flatlandia, La Centrale è il delirio ossessivo compulsivo dei Tanlines e altro che sole, mare e belle ragazze… Dispiace solo per il cedimento, ormai forzato, alle melodie tribali. Di tributi penso che ormai non ce ne sia più bisogno. E da questa nuova “scena” ci aspettiamo tutt’altro che tributi. Particolarità: le tracce sono misurate in secondi e non in minuti.