venerdì, Novembre 22, 2024

Eric Chenaux – Guitar & Voice (Constellation, 2012)

Bastassero solo poche note per etichettare l’universo sonoro di quel metamondo d’avanguardia musicale che pressappoco può rappresentare il Canada, potremmo anche perdere la speranza nel genere umano e nella sua capacità unica di stupire.

Ennesimo capitolo weird (il quarto per l’esattezza) per Eric Chenaux, Guitar&Voice dovrebbe amplificare compiutamente il nesso atipico tra quella scena antifolk ed un omino con una bella voce ed una chitarra in mano (appunto), ma resta ancora da capire quanto tutto ciò possa essere compreso ben oltre il solipsismo autoreferenziale e quanto invece sia frutto di una maturità artistica convinta, prima che convincente. Certamente, non passano inosservati i tanti riempitivi(?) strumentali in scaletta che hanno tutta l’aria di essere una sinistra provocazione, dal momento che sono quasi sempre interamente sviluppati attraverso lo stesso pattern di chitarra trastullata con archetto (Simple-Frontal, Le noveau favori, Genitalia Domestique, Glizing for Stephen Parkinson). Ma è una sensazione abbastanza frequente ogni volta che si approcci ad un disco Constellation e, dopo un po’, ci si abitua.

Somatizzati, dunque, i vagiti lancinanti che introducono l’iniziale Amazing Backgrounds, si ha come l’impressione di aprire uno scrigno magico per scoprirvi dentro l’immanenza di un sontuoso paesaggio. Il tutto materializzato soprattutto attraverso la splendida voce di Chenaux che compie una piroetta soul tra gli anfratti metafisici di Esmerine ed il recondito Thee Silver Mt. Zion.

Peculiare canovaccio ripreso anche sulle evoluzioni spurie di chitarra flamenco di Dull lights (white or grey) e sugli ibridi chamber folk di Put in music e However wildly we dream, vagando ancora tra il ceppo di Elfin Saddle e Godspeed You! Black Emperor e l’attitudine di Cpt. Beefheart.

Un viaggio disorganizzato tra amenità e superfici scabre, come al mercatino delle pulci in cui è difficile non perdere la pazienza prima trovare un pezzo unico tra quintali di insulsa chincaglieria. Insomma, puro sfogo ludico o genio post-moderno? Sicuramente, qui creature informi ed urticanti si accaniscono contro il mondo esterno rosicchiando piccoli avamposti di originalità. Sarà dura battaglia ma noi sappiamo già per chi tifare!

 

Francesco Cipriano
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Francesco Cipriano classe 1975, suona da molto tempo e scrive di musica.

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