Delle due affermazioni che intitolano il debutto dei Funk Police da Metz, nella regione francese della Lorena, solo funk we play è da considerare più che esatta. Di hot, del sudore nero che imperla le fronti di batteristi e bassisti impegnati a consegnare i loro riff nella storia, del soul distillato massicciamente nei vinili, non ne troviamo traccia alcuna. Il loro è funk bianco all’ennesima potenza, incazzato si, ma non impegnato. Niente diritti civili, niente powers that be, solo isteria guidata da una Roland (Sugar e Sorry Angel prendono in prestito questa tastiera dai successi di Lionel Richie per costruire la base di questi mantra moderni). Sono stati chiamati in causa i Suicide e i Pil per il cantato febbrile e non lineare, ma anche le folies di Frank Black nei Pixies possono dare un’idea più delineata. La musica pesta a fondo, m’immagino già il chitarrista che traccia un arco con il suo braccio destro mentre fende il suo strumento in stile Pete Townsend. Il basso è pura wave, talvolta anche la batteria, eccezion fatta per le percussioni non estemporanee, che li collegano con l’ultimo, forse principale, rimando: l’accoppiata vincente Byrne–Eno. Da ascoltare necessariamente You Always Win e la pericolosa Back Inside You.