La droga la droga la droga. Chiamata spesso in causa parlando e raccontando il sound degli Heroin In Tahiti, duo composto da Valerio Mattioli e Francesco De Figueiredo, agitatori sonori della Borgata Boredom, sorta di mucchio selvaggio from Roma Est (lo scorso anno è uscita una compilation vinilica che raccoglieva buona parte dei gruppi che si riconoscono in questa specie di movimento: c’è un po’ di tutto, garage, noise, sperimentalismi, kraut…recuperatela se potete). Death Surf suona malaticcio e parecchio genuino, sia chiaro. Come prendere il corpo del rock’n’roll più viscerale e buttarlo in un calderone mefistofelico zeppo di soundscape, synth analogici, rumorini scorreggioni, arie morriconiane e fattanze assortite. La droga, dunque: potrebbe aiutare a spiegare un disco così? Sì, ma anche no. Perchè dietro all’aria cialtrona e lo-fi del progetto c’è invece parecchio sale in zucca e cognizione precisa del percorso che si intende seguire. Va bene la psichedelia – di cui tutto l’album è imbevuto – va bene l’aria da shitgazers de noantri, ma qui la sostanza è grassa ed evidente. Vicini ad un’estetica che sa di Not Not Fun quanto di garage psicotico che va tanto di moda nei circuiti indipendenti francesi (Born Bad Records docet) l’album è una botta ininterrotta di riff crampsiani devastati e devastanti, di loop tribali che strisciano sottopelle, di sirene drone che creano visioni e stati di trance. Dunque sì, la droga c’entra. Ma anche no. Ci siamo capiti?
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Mastered by Andrea Merlini at Audio Vsion
Artwork by Francesco De Figueiredo
tracklist
Death Surf | Spaghetti Wasteland | Campomorto | E Kipa Mai | Zoom | Ex-Giants On Dope | Sartana | Heroin In Tahiti [/box]