venerdì, Novembre 22, 2024

Jerusalem in My Heart – Mo7it Al-Mo7it (Constellation – 2013)

«Dove siete diretti?» è la domanda posta ai viandanti nell’Enrico di Ofterdingen, capolavoro di Novalis e massimo esempio della letteratura romantica tedesca ed europea. «Sempre verso casa», è la risposta. Lo sa bene Radwan Ghazi Moumneh, cittadino libanese che ha trascorso larga parte della propria vita adulta in Québec. Artista con il cuore presso la patria natia – dove trascorre abitualmente alcuni mesi dell’anno, collaborando con musicisti locali, coi quali condivide l’amore per la sperimentazione – e lo sguardo proteso verso il futuro. Prima di poter attuare il ritorno presso la propria Itaca, Moumneh si è fatto le ossa, durante gli anni ’90, in diversi gruppi punk, per poi giungere, nel decennio successivo, a svolgere stacanovisticamente il ruolo d’ingegnere del suono, produttore e co-proprietario di uno studio di registrazione. Divenuto un punto di riferimento per la comunità dei musicisti indipendenti di Montréal e fondati, nel 2005, i Jerusalem in My Heart, è programmaticamente finito nell’orbita Constellation. Eccoci qua, dunque, ad ascoltare l’esordio di questo trio che comprende il francese Jérémie Regnier, anch’egli musicista e produttore, e la filmaker cilena Malena Szlam Salazar, il cui ruolo è fondamentale, data l’articolata componente multimediale delle performance e, più in generale, dell’intero progetto, documentata anche sul sito del gruppo.

Mo7it Al-Mo7it è la traslitterazione, nella forma colloquiale comunemente utilizzata per scrivere SMS in arabo (il numero 7 viene pronunciato come una h), di “Ocean of the Ocean”, a sua volta libera interpretazione di Circumference of the Ocean, opera di Butros Al-Bustani, scrittore e educatore fra le principali figure del “Rinascimento arabo” del XIX secolo. C’è un altro forte riferimento civile e politico; il lavoro, infatti, è dedicato alla memoria di Mohammad Al-Bouazizi, il giovane venditore ambulante tunisino che, il 4 gennaio 2011, si dette fuoco per protestare contro i soprusi subiti dalle autorità del proprio paese.  Questa tragedia viene ricordata come la scintilla dalla quale sono scaturiti i sommovimenti noti come “Primavera Araba”.

Il disco si presenta non soltanto come un incrocio di culture diverse, ma anche come feconda applicazione di moderne tecniche produttive allo scandagliamento di un patrimonio musicale con radici lontane. Ne è un esempio Koll lil-mali7ati fi al-khimar al-aswadi, che lascia scorrere lacrime di elettronica vagamente apocalittica su di un canto struggente. Sulla stessa lunghezza d’onda, con un leggero sovrappiù di titanismo, Yudaghdegh al-ra3ey wala al-ghanam. 3andalib al-furat e Ya dam3et el-ein 3, invece, sposano arabeschi di bouzouki – strumento a corda greco, ma proveniente dall’Asia Minore, simile a un mandolino – con cinguettii di uccelli (il primo dei due titoli sta per Usignolo dell’Eufrate). Ko7l el-ein, 3oumian el-ein ha una base strumentale simile, che però viene sporcata di modernità. 3anzah jarbanah alterna sottilmente silenzio e rumore, in una contemplazione che impasta voce e trattamento elettronico fino a renderli indistinguibili fra loro, per schiantarsi poi in droni e riverberi sempre più invadenti. In Amanem, infine, gli elementi citati in precedenza – canto atavico, strumenti tradizionali, algide bolle sonore – confluiscono in un’escursione maggiormente austera, ma nondimeno coinvolgente.
Spunti ce ne sono un po’ per tutti i gusti, in questo percorso. I fans di Godspeed You! Black Emperor e relativo indotto, tanto per rimanere a Montréal, ne potrebbero essere stuzzicati; ma, allo stesso modo, l’ascolto potrebbe risvegliare qualcosa negli appassionati del cantare la voce alla Demetrio Stratos oppure in quelli della visionarietà ancestrale di certo Peter Gabriel. Per non parlare, più banalmente, degli interessati a tradizioni musicali altre – rispetto all’Europa – le quali oggi sembrano reclamare (e ottenere), a buon diritto, sempre maggiore spazio da parte di pubblico e critica.

Jacopo Golisano
Jacopo Golisano
Jacopo Golisano, classe 1986. Studia Filosofia e consegue la laurea triennale con una tesi su Alexis de Tocqueville. Diventa pubblicista. Appassionato di cinema, musica, letteratura, sempre alla ricerca di nuovi stimoli.

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