mercoledì, Dicembre 25, 2024

Julia Kent – Character: la recensione

Con Character, prima uscita per la raffinata etichetta del West Yorkshire Leaf Label Julia Kent torna a scolpire la sua ambient statuaria, qui più emotiva e densa che in passato.

Con Character, prima uscita per la raffinata etichetta del West Yorkshire Leaf Label, Julia Kent torna a scolpire la sua ambient statuaria, qui più emotiva e densa che in passato. Gli ingredienti in questione sono quelli abituali: il suo violoncello, travolto dall’accumularsi di molteplici layers; una flebile elettronica e field recordings a dividersi pieni e vuoti. Con Delay (2007), ispirato alle atmosfere aeroportuali, e Green and Grey (2011), che tentava di cogliere i contrasti e le sovrapposizioni di mondo naturale e urbano, Julia trasponeva in musica modelli e ripetizioni esistenti in natura, privilegiando un’investigazione autoptica verso l’esterno.

Character, invece, punta a quella che lei definisce una “geografia interna”, in cui la narrazione è trainata da voci idealmente più personali, distinte. Già gli aeroporti di Delay (ce lo raccontava allora in un podcast esclusivo) non erano solo concepiti come non-luoghi, ma spazi fortemente emotivi, sedi di incontri e addii che Kent cercava di catturare con l’inserimento di suoni e rumori registrati dal vivo: anche qui, dispersi sotto la tessitura dei loop del violoncello, si nascondono fiammiferi, bicchieri di vetro, il rumore di una penna su carta, una vecchia autoharp scordata (riconoscibile nelle punteggiature di Flicker).

Alla tensione multiforme di episodi più corposi, orchestrali, quasi sempre accompagnati da sottotesti “percussivi”, pizzicati (la struggente Tourbillon, i saliscendi di Transportation, perfetta sintesi dell’arte di Julia), si alternano composizioni ossessive, come l’inquietante processione di Fall o l’agonizzante Kingdom. In quest’ultima il periodare degli “strappi” al violoncello viene accompagnato da una straziante eco, che suona come il campionamento di un coro d’opera scaraventato in un vortice. In Only Child le trame si avvicinano e allontanano a una pulsazione costante, ricreando un senso di isolamento pressoché letterale, una tragicità che viene controbilanciata dai sublimi intrecci del conclusivo passo a due Nina and Oscar.

Un autentico campionario di immagini e sensazioni all’insegna della libertà espressiva. A fianco delle decine di collaborazioni che la vedono da sempre coinvolta, Julia Kent si è ritagliata una discografia solista di straniante bellezza, alla ricerca di una libertà-nella-forma di cui Character è forse il capitolo sinora più stilisticamente personale e incisivo.

Giuseppe Zevolli
Giuseppe Zevolli
Nato a Bergamo, Giuseppe si trasferisce a Roma, dove inizia a scrivere di musica per Indie-Eye. Vive a Londra dove si divide tra giornalismo ed accademia.

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