Insieme dal 2007, La Vague ha collezionato numerose esperienze tra teatro, performance di strada e concerto servendosi di illustri collaboratori ma manentenendo sostanzialmente la struttura di un duo e sviluppando un ricco universo creativo fatto di strumenti autocostruiti, maschere, oggetti di scena, un gusto personalissimo per la “chanson” e per gli standard proiettati nella dimensione di una tagliente fantascienza retrò. Cabaret Electric arriva tre anni dopo il debutto sulla lunga distanza, sempre per Mia Records, una collocazione per niente casuale se si considera la lunghissima storia dell’etichetta Romana, cresciuta tra folk, Jazz, colonne sonore e recupero della canzone classica Italiana. Trainate nella polvere dal beat ossessivo della Stomp box di Alessandro Corsi, le tracce composte dal duo Fiorentino vengono sradicate da un preciso contesto storico musicale per tornare in vita in una forma potente e perversa che mantiene un contatto con le proprie origini attraverso uno spirito eretico e ludico. Francesca Pirami oltre ad un’innegabile potenza vocale dimostra una duttilità creativa non comune cercando ossessivamente il confine tra voce e strumento, organico e inorganico, servendosi di modulazioni naturali e di un’oggettistica futuribile come quella del Kazooto, che secco come un pugno veicola la voce tra megafono e Kazoo. Ma il lavoro di La Vague, oltre a questa dialettica tra basso, voce, un campionario notevole di invenzioni strumentali e l’impiego di giocattoli esoterici come la BK32 della Bontempi, si muove anche sul livello della parola, in uno scambio irresistibile tra valore fonetico e gioco semantico; la bellissima Solo Guai, una delle tre tracce cantate in Italiano, allude ad un omaggio per poi distaccarsene violentemente reinventandone il senso in modo sfrontato tra un Jazz-funk scabro, il blues intimo di una slide guitar fatta in casa e le capacità liriche di Francesca che si muovono libere dal doo-wop ad una forma più urgentemente tribale. Se ci fossero ancora dubbi sulla serietà del gioco, La Vague non ha assolutamente niente da invidiare alla sintesi Morriconiano-Zappiana di Guano Padano, preferendo all’ormai abusato saccheggio delle librerie sonore un approccio performativo che coinvolge il basso e l’alto della Canzone (Italiana, Francese, Americana) ed elaborando un linguaggio personalissimo fatto di rumori, ritmo, fonemi. Se si ascoltano con attenzione brani come Lightness, Non C’è Terra, Rumorofono, Looking Forward 2005 Home mix, si ha la sensazione di essere atterrati su uno strano pianeta dove c’è spazio per la musica dei Griot, Laurie Anderson, una poetica Waitsiana di distorsione “analogica” della tradizione, l’house music old school e l’indimenticata anima di Lucia Mannucci; come nella migliore tradizione surrealista, La Vague si muove tra suono, immagine, illusionismo e sberleffo allestendo le basi di un irresistibile e irriverente teatrino Elettrico.
[box title=”La Vague – Cabaret Electric (Mia Records, 2012)” color=”#5C0820″]
Francesca Pirami– voce, melodica, kazoo, rumorofono | Alessandro Corsi– basso, mbira, slide guitar, stomp-box
Tracklist:
Straight contrariwise | se non è amore \ solo guai | lightness | ballade 6 | What i like for christmas | rooster party | non c’è terra | rumorofono | looking forward 2005 home mix [/box]