mercoledì, Dicembre 18, 2024

Matmos – Ganzfeld (Thrill Jockey, 2012)

Ganzfeld è un termine tedesco, col quale si identifica l’esperimento ideato dallo psicologo tedesco Wolfgang Metzer negli anni trenta, volto a studiare gli effetti della trasmissione del pensiero su soggetti cui sono stati inibiti precedentemente i principali organi di senso. Ai soggetti sottoposti al test, infatti, vengono coperti gli occhi con le due metà di una pallina da ping pong e, attraverso delle cuffie, viene fatto ascoltare del rumore che impedisce loro di sentire. In questa fase dell’esperimento un secondo soggetto dall’esterno, tenta di comunicare telepaticamente col paziente, mentre vengono annotati gli effetti dell’esperienza.
Drew Daniel e Martin Schmidt hanno pensato fosse il caso (?) di applicare lo stesso procedimento alla loro musica, sostituendo alle annotazioni da cartella clinica, le apparecchiature audio con le quali hanno registrato ogni singolo movimento di un gruppo di amici e collaboratori. Ansimi, soffi, sussurri, mugugnii, voci, ecc., prima hanno costituito il fenomeno, poi sono divenuti la base su cui costruire i tre brani riproposti nel mini in questione.
Aldilà di ogni commento, va detto che la ricerca di una crasi tra corpo e suono, concreto e sintetico, non è nuova ai Matmos, che da saltimbanchi dell’avanguardia quali sono sempre stati, hanno già sperimentato le infinite possibilità della rielaborazione elettronica applicata agli esercizi più disparati: dai rumori emessi da un topolino in gabbia, a quelli di un intervento di rinoplastica, fino ai grattini sulla schiena e le sculacciate trasformate in tappeti ritmico armonici durante i set live. Stavolta, però, tentano di avvicinarsi al limite del paranormale, sfiorando i test in odor di metafonia che i Coil (da sempre loro modello dichiarato) azzardarono anni ed anni addietro. Ne risulta un dischetto conciso e, com’è ovvio date le premesse, curioso; non troppo distante, però, dalle ultime fatiche dei due, più o meno da The Rose Has Teeth In The Mouth Of A Beast in poi.
L’apertura Very Large Green Triangles, basata sulla cantilena abbozzata dall’ospite Ed Schrader (personaggio vicino ai due, da poco autore dell’album Jazz Mind), è un raga technoide dalle movenze da club, che assume poi connotati horror gotici alla Claudio Simonetti. La seguente You, un remix del brano che sarà contenuto nell’album di prossima uscita (che dovrebbe chiamarsi The marriage of true minds) ad opera di RRose dei Sandwell District, è un affondo electro applicato ad un elastico amplificato suonato da Jason Willett degli Half Japanese, animato dalla voce (alterata, modificata, allungata, distorta) di Carly Ptak dei Nautical Almanac e veleggiante dalle parti degli Psychic Tv dance.
A suggello dell’operazione gli infiniti minuti di Just Waves: uno straniante sovrapporsi di voci (i due Matmos, Dan Deacon e Angela Deradoorian dei Dirty Projectors e Fovea Hex) e droni elettronici, ora vicino alle oscure litanie bizantine e kubrickiane di Masked Ball di Jocelyn Pook, ora al puro cazzeggio (da vedere i testi, che si presumono spontanei, orgogliosamente trascritti all’interno); giacché l’ironia è sempre stata la qualità che ha permesso ai due di farsi perdonare anche le operazioni più eccentriche. Nel novero delle quali Ganzfeld ha di certo un posto di rilievo.

Alessio Bosco
Alessio Bosco
Alessio Bosco - Suona, studia storia dell'arte, scrive di musica e cinema.

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