Gemello vinilico dell’eponimo esordio – con tanto di copertina cromaticamente complementare – Zombi centrifuga, remiscela e tira a lucido le intuizioni che già furono di Mombu. Ideale punto d’incontro fra la propensione al lato oscuro tipica di certi estremismi occidentali (grind, doom) e uno sciamanesimo percussivo di matrice voodoo, la creatura di Luca Mai (Sax baritono) e Antonio Zitarelli (batteria) si dimostra inaffidabile e pericolosa come un pachiderma ferito a morte. A proprio agio in modalità berserk (Intro 253, Mombu Storm), ma capaci all’occorrenza di avventurarsi in progressioni Fela Kutiane dall’andamento ipnotico (Radà), i due veterani del jazz-core romano sfidano il metal sul suo stesso terreno (echi di Sepultura in Kemi e Ten Harpoon’s Ritual) e vincono il confronto a mani basse. Sostenuto dai tappeti poliritmici di Zitarelli (spesso protagonisti), il sax di Mai raggiunge vette di lirismo assoluto, alternando agilmente riff muscolari a divagazioni ambientali affogate nei riverberi. È evidente come il fascino della proposta risieda in larga parte in un armamentario strumentale ridotto ai minimi termini. Per questo motivo gli occasionali ospiti non sembrano fornire contributi significativi alla musica del gruppo e, anzi, rischiano a tratti di invalidarne l’originalità. È questo il caso, ad esempio, della chitarra elettrica (strumento simbolo dell’hard rock) aggiunta in Regla de Ocha. Fortunatamente i motivi di gaudio sono ben più numerosi delle eventuali lamentele, e dunque largo all’Apocalisse Negra.