Finalmente uno sbarco italiano in terra statunitense accolto con gioia e acclamato dalla critica. E’ quello di Costanza Francavilla, partner nella vita del guru del trip-hop Tricky, e per questa volta produttrice e compositrice dell’album dei No Surrender, Medicine Babies, in collaborazione con un altro nome degno di rsspetto, Radioclit (Santigold, M.I.A.). Seraphin, Steeples e Gnomad sono i rapper che compongono il gruppo, sebbene quest’etichetta non combaci molto con le prime tracce del disco. Nient’altro che bassi, sequencer e piccoli synth compongono la base musicale: e pensare che a riflettere sulla line up del gruppo mi sarei aspettato il solito collettivo rap targato bling bling. La smentita non si fa aspettare: Give It Up rievoca, senza troppa felicità per l’ascoltatore, un misto tra Nelly, Lil’ Wayne, e altri rapper di colore standard dell’ultimo decennio. Nota personale: per correttezza professionale continuo ad ascoltare il disco sebbene quest’ultima dimostrazione di forza mi abbia sconcertato. La copertina simil Henri Rousseau mi aveva quasi convinto di un principio d’arte che potesse oltrepassare la dimensione super commerciale. In realtà bastava oltrepassare questo grosso passo falso perchè già la seguente Godda Get It rianima la situazione e quando Tunde Adebimpe dei Tv on the Radio interviene picchiando i pugni e imponendo l’armonica del mantra minimale Silver Hall cambia tutto. In meglio. Da qui tutto va in discesa, si riesce a comprendere anche il senso dell’elettronica senza pretese danzerecce: assieme alla voce nasale e ai toni bassi di Seraphin e Gnomad crea straniamento e inquietudine, come per i The Knife. Costanza Francavilla prende il microfono in Heart e Falling Into You, contribuendo a fare suo ancora di più questo disco. Carousel in conclusione pone la firma su una proposta interessante, che mescola ritornelli accattivanti ad un synth pop estremamente ridotto, a favore dell’omogeneità e della monotonia (nel senso neutrale del termine). Sbarco andato a buon fine, tolti i passi falsi.