Celebrato da più parti come il capolavoro della coppia Al Cisneros-Emil Amos, Advaitic Songs è un lavoro che smarca sempre più il duo da coordinate e caratteristiche care al mondo metal. L’idea di doom esoterico propugnata dagli Om, infatti, si nutre di un’afflato spirituale che fa gravitare la loro grooviness psichedelica su livelli di sideralità invero già toccati dal precedente, e ottimo, God Is Good (2009). Sin dall’iniziale e arabeggiante Addis, aperta da una litania mediorientale assolutamente congrua all’idea di musica etnica crossoverizzata con partiture heavy psich, la caratteristica più evidente dell’album è un uso più ampio della strumentazione: flauti, violini, archi e tastiere vanno ad unirsi alla classica accoppiata basso-batteria (ed alle chitarre, anche queste ben più presenti rispetto al passato) creando un affresco che dona alla musica degli Om una profondità ed una spazialità inedite. Così, che ci si infogni nelle paludi stoner sludge di State Of Non Return (dove però ci si apre ad un finale consolatorio), o che al contrario ci si liberi alla trascendenza grazie al mantra di Addis, ciò che comunica l’album è un’idea di viaggio spirituale in cui la recita ossessiva di preghiere sabbathiane debbano necessariamente coincidere con le invocazioni arcaiche della culla di tutte le civiltà (quella afro-asiatica appunto). Apice e summa di tutto ciò è la solennità potente della conclusiva Haqq Al-Yaqin, massiccia e mantrica, evocatrice di visioni mistiche che sarà difficile scacciare dalla mente una volta terminato l’ascolto. Che si consiglia in cuffia, al buio, da soli.
[box title=”Om – Advaitic Songs (Drag City, 2012)” color=”#5C0820″]
Tracklist
| addis | state of non return | gethsemane | sinai | haqq al-yaqin | [/box]