C’è un fatto, essenziale, ossia che il nome è importante, e in certi casi fondamentale. Azzeccare il nome di un gruppo o di un album è come dare la copertina giusta ad un libro destinato alla messa in fila e in pila sugli scaffali delle librerie. Di rado capita che il nome di un progetto rispecchi in modo icastico lo spirito del gruppo. Angelo Sicurella, Antonio Di Martino e Roberto Cammarata, centrano al primo tentativo questo obiettivo, articolando lingua e bocca nel nome di Omosumo. Tre musicisti accomunati sotto il segno della trinacria già conosciuti per le loro precedenti militanze musicali – Cammarata come chitarrista negli Waines e Di Martino per il progetto solista Dimartino – e per il comune attivismo presso quella fucina di talenti e di arti racchiusa nel nome de l’Arsenale.
Omosumo è un lottatore dalla mole significativa, una presenza massiccia e corposa che ha fatto della gravità la sua arma principale; ad ogni passo che Omosumo compie sopra il suo dohyo musicale, corrispondono le baritonali vibrazioni del basso e della drum machine, ad ogni colpo che sferra all’avversario, gli schiaffi ustionanti della chitarra e del synth. Nei quattro tempi dell’incontro di Ci proveremo a non farci male, la corposità rappresenta il tratto fondamentale; dai suoni saturati de Le streghe di Benevento, passando per crescendo isterico della title track fino a Costano le drum machine, l’album non concede un’istante di pausa. Un quarto d’ora vissuto a ritmi realmente serrati dove i riferimenti rimbalzano dai Kraftwerk, Faith No More e NIN.
Una frenesia techno kraut dance alla quale non si può rimanere immuni o perlomeno non lasciarsi solleticare dalla curiosità di assistere alla resa live del muro sonoro anticipato nell’album. Tutto è un rischio, volendo prendere a presto un titolo dell’EP, e Ci proveremo a non farci male è uno di questi, considerando che lo sfogo furente che anima le voci di Omosumo dovrebbe, o vorrebbe, contagiare le menti e le coscienze di coloro che ascoltano. In questo senso, le parole di Ci proveremo a non farci male azzardano un combattimento che assume la forma dell’arte.