Eh già, anche in Nuova Zelanda lo fanno strano. Per molti l’Oceania – non solo in ambito musicale, va da sè- è una terra sconosciuta ed inesplorata: i pochi gruppi che vengono in mente, poi, provengono dalla vicina Australia. Gli Orchestra Of Spheres arrivano da Wellington, esteticamente sembrano una versione dei MGMT in visita di cortesia nelle tende dei Tinariwen, e licenziano per la Fire Records uno dei dischi più pazzoidi e genuinamente off che ci è capitato di ascoltare in questa seconda parte di 2011. Improvvisazione, approccio libero alla musica, strumenti autocostruiti – dai nomi improbabili come sexomouse marimba – sessioni psichedeliche affrontate con spirito irriducibilmente festaiolo: questo dovrete aspettarvi da Nonagonic Now. L’insieme funziona e suona piuttosto ben amalgamato: la sensazione è quella di ascoltare delle jam session dove dentro ci sta un po’ di tutto, dall’afrobeat che flirta coi congotronics dell’iniziale – e migliore del lotto – Hypercube, alle intrusioni post punk della successiva There Is No No, ad una generale e pronunciata spinta ritmica che ogni tanto deraglia e si ubriaca di kraut rumoroso, di free jazz ed elettronica primitiva. Il meticciato tra rock sghembo e tribalismi world proposto dall’orchestra risulta alla fine essere piacevolmente assimilabile, nonostante alcuni momenti di stanca dove a prevalere è un eccessivo sperimentalismo che appesantisce un pochino l’insieme. È questo comunque un peccato abbastanza veniale che non ci fa modificare il giudizio positivo espresso sull’album.