Sensazioni delicatissime, colori tenui ed emozioni al rallentatore. Canzoni toccanti e profonde al pari, se non persino di più, di quelle costruite attraverso espressività più eclatanti o violente. Semplicemente incomprensibili o difficilmente assimilabili per un pubblico cittadino così abituato alla frenesia ed alla velocità ma, fermandosi anche solo per un attimo, si può perlomeno intuire quello che i Poor Moon vogliono comunicarci. Una realtà ingiallita, fatta di dettagli ed elementi in secondo piano, tanto trascurati quanto interessanti, ricca di riferimenti retrò sia musicali (basti pensare che il loro nome è tratto da una canzone dei Canned Heat) che cinematografici, ad esempio Francois Truffaut (come si nota dal loro blog). Nonostante le canzoni siano solo 5, la carne messa sul fuoco è parecchia, ed ogni singolo pezzo dimostra di avere una sua propria identità unica e irripetibile: ‘Illusion’ è acustica e intimistica, ‘Anyplace’ è un rock’n’roll soffice e melodico, su ‘People in Her Mind’ la fanno da padrone chitarre elettriche e batteria senza però dimenticare il pop sognante che anima il quartetto, ed infine troviamo la ballata distorta ‘Once Before’ e le armonie vocali di ‘Widow’ . Non poco per essere “solo” un side project, ma d’altronde ce lo si poteva aspettare dato che due dei titolari di questo moniker (Christian Wargo e Casey Wescott) sono anche due membri dei Fleet Foxes, accompagnati dai fratelli Ian e Peter Murray, musicisti di tutto rispetto.