L’indie rock, si sa, genera parecchie “nuove onde” effimere: il tempo di qualche articolo di giornale, di un paio di dischi e tre o quattro nomi da spendere, ed ecco creata la nuova scena. Durata temporale? Qualche mese, poi avanti il prossimo. Prendete lo Shitgaze (termine peraltro coniato dal bassista della band oggetto della recensione); venuto alla ribalta delle cronache underground un paio di anni fa, oggetto da trastullo dei fighetti indie-noisers newyorkesi, è durato il tempo di un rapporto sessuale consumato da un diciottenne alle prime armi. Certo, non tutto è da buttare, tra ottime promesse – i Blank Dogs talento indubbiamente ne possiedono – e discreti interpreti (Times New Viking). Come la mettiamo con i più tossici del lotto, gli Psychedelic Horseshit? Diciamo la verità, nessuno era disposto a scommetterci sopra: ed invece, guarda un po’, “Laced” funziona. I nostri hanno cambiato etichetta e ripulito leggermente il suono, ridefinendo il loro personale impasto di elettronica cialtrona, lo-fi, noise e psichedelia stonata, e ciò che ne esce diverte e coinvolge. I Hate The Beach è forse la cosa ancora più estrema e cazzona concepita dai cavalli di merda, ma quando entrano le percussioni a ¾ del brano il piedino parte eccome. C’è poi tutta una serie di pezzi in cui il lo-fi garage slabbrato e slacker viene accerchiato da tribalismi e afrobeat andato a male: è il caso della title track, di French Countryside, Tropical Vision e Another Side. Revolution Wavers brilla per invenzione, con una linea vocale ed una costruzione melodica un pochino più “ragionate”: Dead On Arrival è una spacey song da indigestione di barbiturici, arricchita dalla special guest di Beth Murphy dei già citati Times New Viking. Insomma, sembra proprio che i ragazzi i numeri per camminare da soli – al netto di etichettature sterili e sottogeneri che lasciano il tempo che trovano – ce li abbiano eccome.
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