Melting pot, incontro di culture, colori e emozioni radicalmente diverse. È la sensazione esatta che mi è rimasta addosso appena terminato il primo ascolto di Father Creeper, dove il tema dominante e decisivo rimane l’hip hop ma viene costantemente sporcato da macchie di musicalità e attitudini differenti da quella di partenza. Il protagonista principale di questa caleidoscopica avventura è Spoek Mathambo: M.C./produttore sudafricano alla sua seconda prova sulla lunga distanza, che ha collaborato con un buon numero di rapper alternativi statunitensi dall’Antipop Consortium a MFDoom ed ora pubblica per la Sub Pop. La trama di questa storia si dipana attraverso 11 capitoli dalle atmosfere cangianti, ricchi di veloci sferzate e colpi di scena. Si parte con la riempi-pista ‘Kite’ arrichita da suoni 8 bit e compressori vari, per poi passare subito all’electro dura e pura di ‘Venison Fingers’ dalle strofe a mo’ di filastrocca, si continua con il Soul/R’n’B di ‘Put Some Red On It’ e il crossover gentile ‘Let Them Talk’ che sfocia in un finale strumentale di un minuto buono. Nemmeno il tempo di digerire questa sbornia di colpi di scena che appaiono improvvisamente i saltellanti e acustici accenni dubstep di ‘Dog to Bone’ sorretti da un handclappin’ da acquolina in bocca che pian piano si trasformano nelle cupe e rarefatte atmosfere in cassa obliqua di ‘Father Creeper’. Alla cinematografica e ariosa Grave (ben 8 minuti divisi su 2 tracce), intro epico e cantato a là R.Kelly, con i suoi 2 minuti finali di noise puro, viene lasciato il compito di accompagnare l’ascoltatore verso l’happy ending. Anche se le portate sono differenti e variegate e gli ingredienti sono miscelati con mestiere, estro e inventiva si sente la sapiente mano dello chef nella preparazione dei singoli piatti, dando così un retrogusto omogeneo ed uniforme al menù che ci viene presentato. Per godere fino in fondo di queste prelibatezze dovete apprezzare la particolare e ricercata cucina della casa, ovviamente. Questo, però, è tutt’altro discorso rispetto all’indubbio valore delle pietanze proposte.
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Tracklist:
Kites | Venison Fingers | Put Some Red On It | Let Them Talk | Dog to Bone | Skorokoro | Father Creeper | We Can Work | Stuck Together | Grave (Intro) | Grave [/box]