Cj Boyd è un bassista di Nashville molto vicino alla versione più sperimentale di Mike Watt, ma con uno specifico interesse nei confronti di certo minimalismo progressivo di derivazione jazz infettato da poliritmie africaniformi, musica cubana, folk brasiliano, senza che tutto questo si comporti come un tiranno citazionista e omnicomprensivo. La dinamica del gioco alla Cage, sempre più assente dalla sperimentazione servile e addomesticata dai canali ufficiali della diffusione culturale, è presente secondo una modalità irresistibile ed erotica nel progetto sexxxtet, un combo di sei elementi che gravitano, come da nome, intorno alla forza creativa e feconda dell’eros; come dice Cj Boyd, il sesstetto non ha una line-up definitiva, ma è un work in progress di elementi che escono ed entrano dal progetto come in una relazione amorosa, dove il corpo è il motore musicale, e l’attrazione sessuale esercita lo stesso peso dell’energia musicale. Se potesse esserci anche il minimo sospetto di esser presi per i fondelli dal surrealismo pagano di Cj Boyd, è sufficiente godere delle foto che corredano Fleur du mal, il cd di The Cj Boyd Sexxxtet pubblicato nel 2006, musica per il baccanale, con una line-up espansa composta da Sarah Tyson, Erin Bradfield, Casey Kaufman, Carolyn Benedict al violoncello; Nat Baldwin al contrabbasso; Jamie Hodgkin al pianoforte; Cj Boyd naturalmente al basso elettrico, acustico e al contrabbasso; Peter Matteson alla tromba, Enoch Porch alla calimba e alla batteria, e tutto l’ensemble alle voci. Cinquantaquattro minuti di orgia sonora, come la definisce Cj Boyd, passionale, meditativa e sensuale.
Scarica: at the end of breath
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