Duri e puri, The Poison Arrows si presentano con una lineup sulla cui storia non si può probabilmente discutere; Patrick Morris al Basso (ex Don Caballero), Adam Reach alla batteria, Justin Sinkovich alla chitarra (già negli Atombombpocketnife) supportati da una pletora di ospiti , basterà citare la voce guest di Pall Jenkins su Unveiled in sequence.
Il tentativo è quello di rileggere certo sound Chicagoano anni ’90 facendo scivolare la geometria delle strutture in una melma analogica che strizza l’occhio alle dilatazioni cosmiche in un’accezione molto ampia; si mettono insieme Amon Düül, Hawkind, gli ultimi June of 44 e qualcosa degli Him puntando all’impatto abrasivo di episodi come Interpretive Hunter e in altri casi sfiorando quel cattivo gusto consapevole che ci ricorda quanta assenza di calcolo e allo stesso tempo, spremuta di testicoli sia necessaria per scrivere brani come Popular Look; un pastrocchione tra elettronica ed estrogeni che non riuscirebbe così brutto neanche agli ultimi Trans Am. Intendiamoci, Newfound Resolutions nel complesso non è un lavoro spregevole, ma al secondo episodio il trio di Chicago conferma che un gruppo di solidi professionisti nostalgici all’opera con quello che probabilmente sanno fare meglio, può produrre la cosa più distante dai Battles e quella più vicina ad una “fusion” da pre-pensionamento.