giovedì, Novembre 21, 2024

Airhead – For Years

For Years è uno strano oggetto. Impostato sui tempi di un soul-step dalla battuta generalmente lenta ma, parrebbe, votato ad uno spirito propriamente danzereccio; legato ad un’estetica post clubbistica ma percorso in lungo e in largo da fruscii e tentennamenti da cameretta folktronica; diviso equamente, quindi, tra languori notturni e sospensioni autunnali (non a caso Autumn è anche il titolo del primo singolo estratto, molto Mice Parade ), tastiere dreamy e chitarre in lo-fi, voci femminili dai rimandi black ma dai timbri algidissimi. Capace di apparire malinconico e distante anche nei momenti più tirati (Fault Line). Sempre avvolto da un pulviscolo statico che ne filtra ogni luce rendendola opaca e distante, come uno Sleeping States con la drum machine.
Ai controlli c’è Rob McAndrews, che, forte dell’amicizia con James Blake e di una feconda esperienza con Brian Eno, dà alle stampe un esordio che vive di sospensioni e contraddizioni già nell’apertura di Wait: esperimento soul folk su base dub. Mikola Bottle o Pyramid Lake si fanno, invece, prettamente dubstep, mimando ascensioni Four Tet, laddove Callow traduce la stessa lingua in ipotesi r&b. Altrove sono ambient downtempo con vocoder (Azure Race) o senza (Lightmeters), fino allla conclusiva Knives, condivisa proprio con Blake e sospesa in un limbo tra il Peter Broderick di These Walls Of Mine ed il nulla.
Un oggetto strano, entro il quale la personalità artistica di McAndrews non riesce ad emergere che a tratti, ma che ha la capacità di regalare qualche momento non banale e che, in virtù di una sana paraculaggine ancora (per poco) indie, riesce persino a muovere a simpatia.

 

Alessio Bosco
Alessio Bosco
Alessio Bosco - Suona, studia storia dell'arte, scrive di musica e cinema.

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