Ma le anime che ci accolgono sono fragili, cristallo al sole, a riflettere la musica più autentica, a volte penso al mio egoismo e cerco di uscire, per un attimo, da questa stanza, e per un attimo amo davvero e ritrovo quel senso di appartenenza a lungo ricercato, ritrovo la strada.(Airportman, Letters)
Letters, uscito a fine 2008, è l’ultima raccolta di suggestioni immaginali dei cuneesi Airportman; rigorosi nella loro ricerca, dopo lo splendido Rainy Days recensito da questa parte su IE si spingono oltre azzerando la timbrica ventricolare e sotterranea che nel precedente lavoro si dibatteva tra bosse residuali e un oscuro incedere funereo. Letters è il lento aderire di un racconto intimo alle scorie di un folk deprivato dalle sue radici. Il country astrale di Apollo Soundtracks è un genoma che non è facile dimenticare quando l’erosione di un suono familiare punta verso l’essenza rivelandone il segno opposto, un’inquietante irriconoscibilità. Nove tracce senza titolo, drones strappati al ricordo, alla natura e al viaggio, alludono in misura sempre più forte alla zona delle immagini e a quella della memoria. Bozzetti di semplicità campestre si sbarazzano della voce affidando ai suoni, ai riverberi naturali, alle interferenze e all’innesto di un’impercettibile sinfonia industriale, il contrasto tra luce e ombra.