4 anni di distanza tra un’uscita discografica e quella successiva sarebbero la normalità per qualsiasi altro musicista, ma non per Ani Difranco. La carriera della songwriter di Buffalo è caratterizzata da un eccezionale iperproduttività che non si trova da nessun altra parte: sin dal suo esordio, avvenuto a 19 anni nel 1990, Ani ha pubblicato all’incirca un album all’anno fino al 2008, senza considerare live e raccolte varie. Inoltre, a farne un personaggio assolutamente sui generis concorre anche la sua fortissima voglia di libertà e di indipendenza da ogni tipo di schema precostituito. Sia per quanto riguarda il piano musicale: tutti i suoi album sono stati pubblicati per la Righteous Babe Records casa discografica da lei stessa fondata nell’1989 (a soli 18 anni!), sia per quanto riguarda la sua vita privata: si veda in particolare il suo attivismo attraverso il movimento delle Riot Grrrl.
E, nonostante la musica della cantautrice statunitense si sia evoluta molto poco negli anni e di testimonianze del suo personale stile nell’affrontare il folk-rock ce ne siano in abbondanza, Wich Side Are You On è una bellissima sorpresa. I riferimenti musicali rimangono sempre gli stessi: da Patti Smith ai menestrelli dell’america profonda come Woody Guthrie fino a Pete Seeger, quest’ultimo è qui celebrato con una splendida cover di uno dei suoi pezzi più famosi, degna del Bruce Springsteen di The Seeger’s session. Il periodo di “riposo” di quattro anni e il nuovo rapporto con il compagno e produttore Mike Napolitano conferiscono nuova linfa a una Difranco che nelle ultime prove iniziava a dare segni di stanchezza e cedimento. Il “solito” calore della voce e il prezioso ed elegante suono della chitarra acustica che hanno reso famosa Ani negli anni precedenti vengono ora impreziositi da un soffice tapping vagamente jazzato in ‘Splinter’, dal delicato blues di ‘Amendment’, dall’eterea e leggerissima elettronica in ‘Life Boat’ e dagli arpeggi di ispirazione bachiana di ‘Albacore’. Non è sicuramente un disco sconvolgente o innovativo, per chi ha amato questa artista sarà un ottimo disco e per chi l’ha odiata troverà sicuramente delle pecche su cui focalizzare l’attenzione. Per tutti gli altri è una testimonianza forgiata col cuore e l’anima di tutto ciò che c’è di buono nella tradizione musicale del cuore degli States, quella che va dai Monti Appalachi fino al Delta del Missisipi, la stessa cultura che riunisce sotto uno stesso tetto John Winthrop, Mark Twain e John Denver.