venerdì, Novembre 22, 2024

Baba Sissoko – African Griot Groove (Goodfellas, 2012)

Si dice che l’Africa centrale sia la madre di tutto il genere umano e di conseguenza che vanno ricercati in questo luogo i nostri ancestrali progenitori, i padri dei nostri padri. Allo stesso modo il seme del ritmo, del battito, e quindi della musica tutta, è da ricercare nell’Africa più profonda. Da questo assunto prende le mosse il percorso musicale durante il quale siamo guidati a mo’ di sciamano o capotribù da Baba Sissoko (letteramente papà/maestro Sissoko). “Questo non è jazz, non è nemmeno blues, si chiama Amadran” dice il polistrumentista maliano nello spoken-word ‘Donnya’, confermando la nostra tesi. Amadran è infatti il termine con cui viene indicata una musica dalla struttura ripetitiva e ipnotica, ottima per tramandare oralmente cultura e nozioni, esattamente ciò che facevano i Griot, preistorici cantastorie di cui la famiglia Sissoko ne è un famossisimo esempio a partire dal nonno di Baba, suo omonimo, il più grande Griot vivente. Durante questo brano Sissoko spiega infatti la storia della propria famiglia e della tradizione musicale dell’africa occidentale. Secondo questa tesi tutte le musiche nere come il jazz, il soul e forse anche lo ska sono derivazioni di questo incedere ancestrale, che è stato poi diffuso in tutto il nuovo mondo attraverso la tratta degli schiavi. Esplosivo e inarrestabile esattamente come la tradizione culturale da cui nasce Baba Sissoko è un artista noto in tutto il mondo che può vantare collaborazioni Youssou N’Dour, Buena Vista Social Club, Santana e Art Ensamble Of Chicago, una discografia ricca e sfaccettata nonchè una notorietà transatlantica. Nonostante questo ha deciso di trasferirsi in Calabria, mettere su famiglia, e radunare un gruppo multietnico di musicisti Erick Yanou (dal Camerun), Philippe Lago (ivoriano), Abu Djigo (senegalese) e Rynaldo Hernandez (da Cuba). “African Griot Groove” è il loro ultimo lavoro, potremmo quasi definirlo un album fusion, se non fosse così prepotentemente influenzato dalle ritmiche sub-sahariane. Le molte variazioni sul tema vanno da ‘Taman Kan’ che diluisce la frenesia del tipico saltellio attorno al fuoco attraverso melodie pop, passando per malinconica e inarrestabile cavalcata blues ‘Afrika/Afro Blues’, fino ad arrivare alle ritmiche jazzate di ‘So/Fanzia’ accompagnata dal immancabile Ngoni (antico strumento a corda maliano) e da un cantato sognante. Senza dimenticare le digressioni ipnotiche e quasi psichedeliche di ‘Yala’, o il curioso rock ‘n’ roll di ‘Ambita/Bakadayi’. Un istruttivo percorso etnomusicologico che non mancherà di regalarvi emozioni nuove e territori sonori poco conosciuti.

Emanuele Lanosa
Emanuele Lanosa
Emanuele (detto Lello), 25 anni, ha terminato nel 2009 gli studi universitari, concludendo la sua carriera accademica con una laurea alla Statale di Milano in filosofia teoretica su Charles Taylor. Coltiva interessi quali basket, cinema, letteratura e ovviamente musica.

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