mercoledì, Dicembre 18, 2024

Dan Mangan – Oh Fortune (City Slang, 2012)

Un’America sbiadita, che fuma di locomotive dietro la coltre delle miniere di carbone. È questa l’immagine specchio – o il leitmotiv – che viene fuori da Oh Fortune, nuovo disco di Dan Mangan, sospeso tra il folk più classico e le sperimentazioni che ci riportano al progresso e allo sviluppo post-rivoluzione industriale nel Nuovo Mondo, metafore di giorni gloriosi sempre in bilico però tra sconfitta e vittoria. E non è un caso se in Jeopardy, la traccia finale da cui partiamo, il rischio di “mettere a repentaglio” i rapporti sociali sia direttamente proporzionale all’avanzamento evolutivo dell’uomo. In realtà, la maggior parte delle tracce disegnano quadri sonori impressionisti dove le pennellate di voce di Dan Mangan conferiscono ai pezzi un valore quasi letterario: Dan non canta, racconta, e lo fa con la giusta consapevolezza del cantastorie “alla vecchia maniera”, perso in un mondo inflazionato di sintetizzatori e tecnologie inumane. C’è l’Hemingway di Addio alle armi, nelle elegie belliche di How Darwinian, Rows Of Houses e Post War Blues (soprattutto in quest’ultima), ma c’è anche l’inclinazione sentimental-patriottica che risiede nel titolo e nella stessa title-track, scelta che celebra quella Gertrude Ederle che nel 1926 attraversò a nuoto la Manica, prima donna a compiere questa impresa. In realtà, il titolo fa riferimento al poema facente parte dei Carmina Burana,  poi musicati dal compositore tedesco Carl Orff, O Fortuna, incentrato sull’influsso della “sorte”. Come dicevamo, gli spunti sono tanti, così capita di perdersi anche negli accordi regolari di If I Am Dead, pezzo che trova nella sua semplicità, quasi rara nel disco, e nel suo essere ruvido e grezzo, la propria forza emotiva. Oh Fortune funziona complessivamente in questo modo, non c’è una sperimentazione nell’accezione comune del termine, piuttosto, c’è un utilizzo della strumentazione che è funzionale (dagli archi agli effetti vintage) rispetto al racconto che Dan ha voluto costruire, la novità sta nella (ri)costruzione di un mondo andato perduto. Si ascolti ad esempio Starts With Them, Ends With Us, dove le percussioni montanare suonano noncuranti rispetto alla voce in cerca di attenzione di Dan, e dove – citando il titolo – si comincia con un modo acustico, un approccio musicale quasi minimale, per poi finire con un tripudio di strumenti a fiato. Se la descrizione che stiamo facendo può sembrare quella di un album “difficile”, non lasciatevi trarre in inganno. Oh Fortune è stato capace di conquistarsi un posto nella top10 dei dischi più venduti in Canada, dopo il successo del precedente, Nice, Nice, Very Nice, col quale Dan era in lizza per i Polaris Music Prize. Insomma, pare che la sorte non gli sia affatto avversa, ma non è poi così importante se pensiamo che un giorno tutti siamo destinati ad essere dei vinti, “Please be  merry when I am buried/ In the ground”.

Sebastiano Piras
Sebastiano Piras
Sebastiano nasce in Germania e sin da piccolo mostra uno sfrenato interesse nei confronti della musica, dal pop soul dei Commodores alla singolarità del Duca Bianco.

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