Sono passati ormai sei anni da quando quel genio di Daniel Smith pubblicava, con la sua creazione i Danielson, ( un “gruppo- famiglia”, vista anche la presenza di fratelli, moglie, figlia, cugini vari e chi ne ha più ne metta. ) l’album Ships. Un disco che uscì con la complicità di oltre venti musicisti, uniti da un animo compositivo strettamente country. Ora esce Best of Gloucester County, un album che dovrà certamente reggere il confronto. Anche un questo caso la ricerca è quella di un sound che possa coprire le necessità di un country fedelissimo, misto ad un colorito pop. In questo Smith è maestro. La sua voce è sempre un ago conficcato nei nervi, un equilibrio labile tra una precisione disarmante e le storture più estreme, il tutto regolato ad arte. Non mancano derivazioni significative nelle undici tracce dell’album; assonanze, più o meno marcate, con i T.Rex o i Rapeman, quest’ultimi hanno fortemente impresso il sound dei Danielson, lo si avverte nei ruvidi noise di Olympic Portions per esempio, o la vicinanza con le atmosfere “psicotiche” e inacidite di Syd Barrett di But I Don’t Wanna Sing About Guitars che si avvicina molto anche alle qualità di Beck. Seguendo la scaletta però, ci si accorge della volontà, quasi forzata, di lasciare pochissimi punti di riferimento, si è sballottati a destra e a sinistra da cambiamenti di registro netti, a volte persino fastidiosi. La quantità dei musicisti, sommata ad una caratura tecnica invidiabile di certo non può bastare a garantire il successo o la fortuna di un prodotto, questo Best of Gloucester Country infatti presenta un corredo invidiabile ma un fatturato confusionario e fin troppo astratto; sembra figlio di un bel progetto al quale è mancata la concretezza che distingue i lavori artefatti e pomposi da quelli più viscerali e sanguigni.