Accompagnata quasi esclusivamente dal suo pianoforte e dagli interventi minimi di Patrick Glynn alla chitarra, Rob Jost al basso e Jon Mizrachi ad un vibrafono giocattolo, Essie Jain mette insieme una raccolta di otto “lullabies” per bambini, o come scrive nel booklet digitale di questa release disponibile solo su iTUNES, per tutti quelli che hanno bisogno di riposare nella terra del sonno. Until the light of morning è in fondo una sintesi rigorosa del songwriting di Essie Jain che abbiamo conosciuto sino a qui; è un racconto che si libera ed evapora fino a sfiorare un minimalismo strumentale e astratto, come ogni buona canzone per la notte quando perde memoria di se stessa, non sopporta più le parole e trasmuta in un battito silenzioso, ipnotico, diseguale. Allora mentre O, i love you sovrappone questi due mondi, con un piede conficcato nella struttura di una ballad, la bellissima Lay Down tende verso la dissoluzione. L’ultimo album di Essie Jain è nel mezzo, tra racconto popolare e un’idea di folk che perde a poco a poco le sue radici storiche, situato com’è tra la luce e l’oscurità di un disarmante racconto inconscio.
I’m not afraid of the dark
I’m just a baby, a baby, a baby, baby
I’ve got your love from the start
I’m the way, I’m the way, I’m the way you made me (Essie Jain – 2010)