Sicuramente i malinconici amanti dei piccoli ometti blu creati dalla mente geniale di Peyo hanno visto nel moniker del duo toscano l’acerrimo nemico di nero vestito che passa la sua intera vita assieme al suo fido compagno Birba a creare assurdi ed improbabili stratagemmi per catturare le piccole creature del bosco fatato, senza mai di fatto riuscirci.
Va sin da subito detto che il nome dell’italico duo proveniente dal sottobosco della maremma toscana ci azzecca ben poco con il maligno personaggio in questione ma ha origini ben più remote ed assai più nobili.
Il progetto nasce nell’ormai sfocato 96’ dai toscani Lapo Marliani e Nicola Savelli musicanti alchemici di trame e melodie fuori dal tempo e fuori dal comune. La loro musica scava nei tumuli del passato riportando al presente sonorità , usi e costumi di un tempo che fu, popolato da cantastorie, chimere e goffi menestrelli sempre indaffarati ad intrattenere i grassocci lord con i loro ludici trucchi e le loro storie musicali.
Seppur “rubando” musica dal passato, il duo non si tira affatto indietro nel personalizzare la musica attraverso chiavi di lettura soggettive che spaziano tra folk arioso e neofolk tenebroso . Attraverso continui gioghi di luce ed ombra , capaci di rendere la loro musica semplice ed immediata, il duo è riuscito ad attirare l’interesse di Tony Wakeford, leader e fondatore degli storici Sol Invictus il quale non ci ha pensato su due volte ad invitarli a partecipare alla compilation With Friend Like These (Tursa label 2010) con il pezzo Danza Rossa. Dopo la buona esperienza I nostri decidono così di uscire all’avanscoperta e di produrre il loro primo full-lenght dal titolo di Teta Velata vero e proprio grimorio antologico che racchiude una selezione di una dozzina di tracce composte per lo più nella prima decade di attività.
Il Titolo di Teta Velata è un omaggio al nostro poeta Pierpaolo Pasolini che coniò il termine in età adolescenziale per descrivere un’attrazione dolcissima e violentissima , cieca e tetra come un fossile, primordiale , disgustosa e carezzevole. Gli strumenti utilizzati per comporre l’album sono molteplici e fanno riferimento tutti al passato o comunque a tradizioni folkloristiche. Fisarmoniche , flauti , harmonium , chitarre classiche, glockenspiel ed un ampia scelta di percussioni hanno il compito di tessere trame malinconiche ed armoniche e di trascinare l’ascoltatore verso le vie che conducono alla giovinezza , all’adolescenza ed alla spensieratezza.
Numerose le collaborazioni di cui si avvalgono i Gargamella . Ascoltando Teta Velata è molto facile imbattersi nelle voci di Alessio Colosi, Francesca Messina e Candida Nieri e negli strumenti a fiato di uno splendido Alessandro Bosco. I campionamenti ed i mixaggi che come aghi e fili d’argento uniscono a carne viva ogni singola traccia del disco , sono affidati al fonico factotum Niccolò Gallio , che svolge un ruolo fondamentale per la riuscita del disco . Il suo compito è quello di riuscire a donare all’album una vita propria , vibrante, alchemico fuori dal digitale e lontano dall’anacronismo. Compito riuscitogli con somma maestria.
Per quanto riguarda la musica del duo è di facile assimilazione il passaggio di antiche rivisitazioni musicali riprodotte in modo diverso e più personale. L’esempio lampante è la traccia Danza Rossa , rivisitazione di Tempus Ext Locudum , brano tra i più celebri della raccolta Carmina Burana. Xaracas ci riporta alla mente usi e costumi dell’omonima danza iberica mentre Leu Chansoneta è una rivisitazione musicale del trovatore provenzale Guiraut de Bronelh famoso per esser in contatto con personaggi storici del calibro di Riccardo Cuor di leone con il quale ha partecipato alle crociate. The Remin Essence , traccia sperimentale dal retrogusto alcolico , ci conduce all’interno di un’antica locanda , quando era la notte ad accendere la vita e quando la musica accompagnava le bevute facendo da sottofondo alle numerose leggende sussurrate accanto al fuoco. Novum Gaudium , Tubalcain e la conclusiva King of nowhere richiamano sonorità più cupe e più attuali molto vicine a quelle dei Rome , dei Sol Invictus e a quelle dei Death in June. Non è quindi un caso se le sonorità delle due prime suddette tracce virano attraverso un ambiente malsano e tossico dal pieno retrogusto di novecento bellico . Grazie a sapienti inserimenti di tamburi rituali ed a ossessive orchestrine post-industriali lo stile del disco si avvicina ai canoni espressi dai maestri del neo folk, e proprio King Of Nowhere , traccia conclusiva del cd, assume tutti i contorni di quello che sembra essere un omaggio proprio a questi maestri. Suonata in modo encomiabile e certosino essa rispende di luce propria attraverso suoni ipnotici prima di implodere attraverso lunghi tredici minuti di assoluto silenzio , interrotti successivamente dall’inizio di una traccia nascosta che cala definitivamente il sipario del disco.
Con la loro prima uscita i Gargamella riescono ad esprimere appieno tutta la loro arte tenuta nascosta alla massa per lunghi 17 anni . Il loro sound è un mistico intercalare di sonorità che dapprima richiamano il passato primordiale successivamente raggiungendo quelle più attuali. Il sapiente uso degli strumenti, la grande forza evocativa e la capacità di tramutare musica in visioni riescono a far rivivere all’ascoltatore atti e vicissitudini di personaggi storici , usi, costumi e tradizioni folkloristiche passate creando in modo davvero naturale un passaggio estemporaneo, dove il passato si fonde con il presente.