Grimoon non sono più dei ragazzini, lo si percepisce dalla non casualità di ogni singola nota e di ogni singola immagine che escono da questo loro terzo lavoro in studio (soffermandosi sul debutto targato 2006, La Lanterne Magique, a cui va dato atto di essere già degno di un piccolo culto), più che un ibrido un composto di musica e cinema che porta il titolo di Super8 (l’ album) e Neera (il film in allegato, sempre realizzato dal collettivo). Eppure il cofanetto che li racchiude, a giudicare dalla rudezza della grafica, sembra essere foriero solo di qualcosa di abbozzato, di sporco, di grezzo. All’ interno invece, si dischiude un mondo costruito con una cura immensa (merito del buon Francesco Donadello alle riprese studio e di Scott Mercado alla produzione), seppur pieno di carnalità e passione. Separiamo per un momento i prodotti. Il full length (Super8) si può senza sbilanciarsi troppo definire magnifico. Il folk depopulizzato, chansonnato e denso di esotismo ed esoterismo che il sestetto veneto propone è allusivo e contemplativo quel tanto che basta da superare il misterioso a cui sottende, e lanciarsi verso atmosfere radicali ed insane, come forse (anche grazie al francese) solo i Noir Desìr erano riusciti a fare. Si vuol dire che dietro apparentemente innocue forme canzoni orchestrate a dovere, ricercate senza essere sperimentali, si nasconde un sottotesto ricco di suggestioni, soggettive a seconda di chi le ascolta, che riescono a scatenare paura, rabbia, disillusione senza mai debordare in rumori fuori controllo, ritmiche incerte, atonalità o distorsioni. Tutto è guidato dall’ egida di un ordine rigoroso eppure mai tranquillo, paradosso della contemporaneità. Sul prodotto filmico (Neera) ci sono al contrario ancora diversi toni da registrare, ed inevitabilmente ci si scontra con mezzi insufficienti alle ambizioni, dimenticando che le immagini forzano la libera fantasia di ognuno, indirizzandola verso precisi riferimenti. Ed in questo, purtroppo, la musica perde buona parte del suo valore acusmatico. Soprattutto quando, ripeto, le ambizioni superano mezzi e capacità. Quindi lasciamo per buono il tentativo (forse da affidare ad altri più esperti in futuro) e incoraggiamo e supportiamo il più possibile un progetto che ben poco ha a che fare con una presunta scena contemporanea, internazionale per vocazione e per merito e che merita certamente di più di quel che (se pur in continua ascesa) sta ottenendo.